Cami&Otta.
Ci conosciamo da circa 10 anni. Siamo diventate amiche all’università e non ci siamo più lasciate.
Siamo sempre state lì, una epr l’altra, nonostante lei si sia trasferita a Parigi anni fa, per amore.
Ieri sera siamo uscite, siamo andate nel nostro ristorantino preferito, le Petite Marchè, e ho pianto come una bambina.
Mi ha fatto il regalo più bello: in una lunch box mi ha fatto trovare due mini scarpette azzurre e una lettera. Mi ha chiesto di fare da madrina al fagiolino che aspetta.
Mai in vita mia mi sono sentita così importante.
Questo per me è il regalo più grande.
Nulla mi da più gioia dei miei affetti, della mia famiglia e delle persone che amo.
Il resto è un contorno:bello per carità. Infiocchettato con crinoline e chiffon, bellissimo, ma pur sempre un contorno.
Sapere che Camilla conta su di me, e che ha scelto me, proprio me, che ho mille difetti, che non so risparmiare, che mi offendo per nulla, che sono la regina del drama, che soffro di logorrea scribacchina, che sono anche un po’ pettegola, che squadro le persone se mi sveglio male, che sono umorale, che al mattino i miei capelli sono più crespi di alghe mischiate a muschio.
Ecco.
Sapere che ha scelto me come guida del suo piccolino, come zia ufficiale, come tutelatrice – si dice così- dell’adorato fagiolino che porta in grembo. Beh. Mi riempie di orgoglio e mi fa pensare che forse, forse, non sono poi così male.
E mi fa promettere solennemente che mi occuperò sempre di te, sia se la tua mamma deciderà di chiamarti Alvise o Filippo o Tomas,, che ti insegnerò che le femminucce vanno trattate con rispetto e tenerezza, che a volte va bene piangere e ammettere i propri errori, anche se si è maschietti.Ti porterò ai concerti, si forse sarò un po’ attempata e tu ti vergognerai di me, o piccolo frugoletto della zia, per come ballerò, ma ci divertiremo e ti comprerò la fanta e le caramelle gommose. Ti iscriverò con me ai corsi di cucina e ti obbligherò a seguire corsi di bricolage perché un maschietto deve avere una buona manualità e sapere come aggiustare un tubo in casa, se si rompe.
Non vedo l’ora, vedrai ci divertiremo un mondo.
Cambio discorso perché altrimenti mi commuovo ancora.
Cami, FYI, sappi che appena riesco a uscire dalla fortezza corro a comprare tutite e vestitini azzurri.
Le Petite marchè: ovvero il mio fave restaurant a Paris. Piccolo, cozy, nel Marais, in una di quelle stradine stupende che collega altre stradine meravigliose, a giardini segreti e vicoli incantati, come solo Paris di notte sa offrirti.
Si mangia divinamente, pochi tavoli super curati. Ormai prendo sempre gli stessi piatti: caramelle di gamberi, tartare di salmone e avocado, millefoglie di tonno.
Siamo tornate camminando al mio hotel, abbracciate issime issime e facendo progetti su quel che serà, serà.
Appena toccato il letto sono letteralmente schiodata #chevvelodiccoaffare. Vorrei essere una di quelle eprsone che quanto meno salvano quel poco di energia per farsi la doccia, così da infilarmi sotto il piumone morbida di crema idratante e profumata. Ma nulla. Doccia rimandata al mattino.
Ancora incubi, questa notte mi sono trasformata in un vampiro e facevo la maestra in una scuola elementare. Ero però una vampira bnuona, diventata appunto vampira in tarda età, ero più sul genere di Edward di Twilight per intenderci. Cercavo di difendere la scuola da un’invasione di vampiri trasparenti. Doh.
O il mio inconscio sta cercando di mandarmi qualche segnale o sto mangiando troppo pesante la sera.
Questa mattina per consolarmi mi sono buttata su un muffin di Starbucks al cioccolato bianco e cranberries. Da rifare assolutamente al mio ritorno a casa.