Il mio status è quello di pendolare.
E come pendolare, vedo facce nuove ogni giorno, mi incanto in panorami, mi innervosisco se qualcuno accanto a me starnutisce e mi tossice in faccia e se piove gioco alla gara della goccia: ovvero punto su una gocciolina di pioggia e le faccio fare la corsa con le altre, sul finestrino, aspettando quale delle due vince.
E mi perdo in elucubrazioni complicate avvolta nei miei straccetti di chiffon e in qualche calda pashmina di cachemire,chè ho sempre freddo, guardando il mio meraviglioso lago, che come rain or come shine, è sempre di una magicità fuori dal comune.
Comunque.
Capita spesso, sopratutto sul treno di ritorno a casa, verso le ultime fermate, che la sottoscritta scambi qualche parola con la vecchina accanto di turno: e non ci sono più mezze stagioni, e ma quando arriva l'estate, e ma hanno detto che giugno e luglio sarà caldissimo, e ma che diamine 10°C fuori e l'aria condizionata a manetta sul treno, ci vogliono proprio fare ammalare.
Comunque.
Succede poi che (finalmente) arriva la stazione di Como Lago, il momento di scendere, e ci si saluta sempre dicendo " arrivederci", oppure "Buona serata" o ancora "Buona sera".
Ecco.
Ed è qui che parte la mia meditazione: a me viene proprio voglia di dire invece "Buona Vita".
Eh si.
Perchè in questi tempi in cui l'incertezza è regina sovrana della quotidianità, dove la Pianura Padana è diventata zona sismica e non si può nemmeno più contare sulle quattro stagioni, è raro (re) incontrare queste signore antiche, e chissà: la vita è così piena di ostacoli, corse e staffette che dal cuore e dallo stomaco mi viene voglia di dire loro qualcosa che possa essere di buon augurio per i giorni a venire.
Tipo appunto, "buona vita".
Perchè non importa cosa succederà tra quel momento e il prossimo, però il secondo in cui si rimane sospesi tra uno scambio di parole e l'apertura delle porte, ecco, quello, proprio quello è un istante magico, è un carpe diem, è un catching istant di esperienze condivise e sguardi che confortano.
Tuttavia mi trattengo sempre, incatenata da timidezza o forse dal fatto che magari a questo augurio seguirebbe perplessità.
O forse dovrei provare e basta, perchè una parola buona, sulla via del ritorno, fa tanto bene a tutti.
E poi perchè le vecchine che prondono il treno hanno una cordialità insita nel loro cuore e nel loro sguardo, una gentilezza e una nobiltà d'animo che rende più piacevoli quei minuti che separano da casa.
Tu chiamale se vuoi emozioni del pendolare.