Lunedì.
Lunedì e piove.
Lunedì dopo un weekend tragico, per il nostro paese.
La morte tragica, senza spiegazioni, di una ragazza di 16 anni, Melissa: e con lei muore anche la sua famiglia, perchè è cosa risaputa che quando muore un figlio, si fatica a trovare la forza per andare avanti.
E con che dubbi si tortureranno questi genitori. se non l'avessi fatta uscire di casa. Se avessi dato per una volta ascolto al suo capriccio di stare nel letto ancora dieci minuti. Se, se, se, e intanto il loro Angelo non c'è più.
Da futura mamma, da sorella maggiore di una bellissima fanciulla di 15 anni e di un bellissimo ragazzo di 12 anni, mi si accapona la pelle. Viene voglia di non farli più uscire di casa, di riparali sotto la famosa campana di vetro - magari a questo punto invece che di vetro direi di cemento armato -.
Non si può puntare il dito contro la mafia, pensando così di lavarsi le coscienze, o quanto meno di pacificarle, come se questa Cosa Nostra, riguardasse solo certe regioni d'Italia, solo certi quartieri.
Questo gesto ignobile, meschino e vigliacco è il gesto di un folle. Punto.
E non ci sono giustificazioni o attenuanti: colpendo i nostri figli, si vuole colpire noi, facendoci sentire precari, sempre, più di quanto non lo siamo già in realtà, chè in fondo, la Vita, lo sappiamo tutti, è appesa a un filo magico. Ma pur sempre filo.
E poi il terremoto: un terremoto disastroso, che come tutti i terremoti porta distruzione e dolore.
E vittime: tante vittime innocenti, che soccombono sotto il peso delle macerie, che vengono travolti dalla forza della natura.
O che semplicemente si trovavano nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
Quando è successo io ero sola in casa, erano le 4 del mattino e dormivo: mi sveglio di soprassalto, non capendo bene cosa stesse succedendo.
Quando dormo da sola, penso sempre che qualcuno stia per entrare in casa, così sono sempre guardinga: e quando tutto ha cominciato a tremare, in realtà mi sembrava che qualcuno in sala stesse correndo avanti e indietro.
La cosa buffa è che mi sono armata di computer, come se un Mac potesse scoraggiare qualsivoglia ladro a non violare un domicilio, e in un lampo ero in una sala dove ballava tutto.
Mi sono connessa subito e l'Ansa era impallata, così come il Corriere o La repubblica. Nessuna news. twitter e facebook invece erano sul pezzo. E proprio grazie a questi social network, ci siamo consolati a vicenda. Incoraggiati. Sono stati quella luce calda che ti permette di non abbandonarti alle paure o al pianto.
E' stato un conforto poter contare, in questi momenti su una comunità che c'è, ed è viva, pulsante e molto più reale di qualsiasi altra cosa.
Comunque.
Siamo tutti un po' la mamma di Melissa, che tutto si aspettava quella mattina, tranne di non potere più abbracciare la sua bambina.
Siamo tutti un po' la famiglia dell'operaio che è morto schiacciato dai capannoni, durante il terremoto, facendo il suo dovere e che gli mancavano solo 56 minuti per finire la giornata lavorativa, che si sa che faceva gli straordinari perchè la notte è pagata di più, e così poteva mandare i soldi alla sua famiglia.
Siamo tutti un po' la moglie del vigile del fuoco che è morto salvando altre vite.
Da che mondo e mondo, il dore ci unisce, rendendoci solidali.
Adesso, tutto quello che si può fare, è pregare.
Pregare che queste violenze smettano.
Pregare che la Natura ci dia una tregua.
Pregare che le famiglie che hanno perso i loro cari possano trovare un po' di pace.
Pregare che le nostre domande trovino sempre delle risposte.
Pregare che nessuno debba più soffrire così per la follia di un pazzo.
Pregare, perchè nella preghiera c'è una grande forza. Che è la Speranza.