Jasmine. O gelsomino.
E' il profumo del mio nuovo balsamo.
Ed è bello perché ha la marca scritta come la poteva scrivere la mia nonna.
Con quel font nero arzigogolato.
Gelsomino.
E' il profumo che c'era quella sera a Formentera, quest'estate calda, fuori dal negozio hippie sulla piazza di San Francisco, subito appena dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con gambas al brandy, in un vortice di serenedipità, con la mia Ines, la mia migliore amica, che è l'unica che riesce a parlarmi e a consigliarmi con i suoi silenzi.
Il mio inconscio lavora troppo in questo periodo.
Qualche notte fa a Firenze, fiumi di lacrime senza motivo.
In quell'albergo bellissimo con quella stanza bellissima.
Per fortuna questa stanza bellissima ha anche un balcone bellissimo, e io sono uscita, a un certo punto, gambe nude, piedi nudi, nel freddo della notte fiorentina, per prendere un po' di aria, per far si che questo accartocciamento di emozioni trovasse pace nel buio dell'inverno.
E un po' ha funzionato.
Il fatto è.
Il fatto è che tutti abbiamo perso qualcuno o qualcosa, tutti nel mondo, ma proprio tutti.
Belli brutti giovani, meno giovani.
E da questa perdita cosa ne ricaviamo?
Cosa si diventa?
Come ci segna?
O meglio cosa succede dopo?
E poi, cos'è che continua a fare male?
Noi siamo persone intelligenti, questo dolore lo guardiamo in faccia, lo affrontiamo, scrolliamo le spalle e riusciamo anche, adesso, a fare un sorriso.
Ce ne si fa una ragione, tutto nella vita avviene sempre per un motivo ben preciso.
Però ci sono attimi in cui il nostro inconscio decide di ribellarsi, e vuole buttare fuori tutto.
Tutte le bugie subite, tutto il non amore che è stato mandato indietro, come uno specchio appannato dalla troppa umidità.
E cosa resta?
Quel rigolo sullo specchio che taglia il fumo.
E riporta chiarezza. Nitidezza.
E poi arrivano i sogni.
Sogni che non ti danno pace fino a quando non sono sognati, compiuti, esauriti.
E tu ti svegli nel mezzo della notte e dici, dai basta adesso.
Basta anche perché si è svuotati ora, ora purtroppo quello che rimane che fa male è che non si sente più niente.
Perché certo, in un angolo del mio cuore, ci sarà sempre quell'insieme.
Come se in un angolo del cuore si continuasse a vivere sospesi in un momento, magari quel momento in cui eravamo nella nostra cucina, con le parole ancora nel fumetto, sospese nell'aria, come cartonati tridimensionali.
E ci sarà malinconia per quell'attimo.
Ma poi subentra la delusione, e allora il sipario cala.
Le luci si accendono e siamo pronte per una nuova commedia, una nuova avventura, un nuovo donarci, in maniera più consapevole, più conscia, più presente.
Risettare gli obbiettivi.
Guardando il mondo senza rimpianti, perché noi di rimpianti non ne abbiamo.
E ci è toccato ubriacarci, piangere, oh quante lacrime, ballare, ridere di nuovo, abbracciare amiche, baciare sconosciuti,correre dalla nostra famiglia per farci proteggere, farci qualche tatuaggio nuovo - o come dice la mia mamma, ma quando la smetti di farti scarabocchiare la pelle?.
Ed essere di nuovo noi, delle nuove noi, più belle, e con occhi splendidi perché si sa che le lacrime li rendono tali.
E l'esperienza ci fa meravigliose.
E io ho voglia di cambiare scenografia.
Ho voglia di dire ad Andrea dai partiamo, vengo con te e chissenefrega di tutto il resto.
Perché la vita è adesso.
E mentre passavo da Bologna con il treno ho anche pensato che forse sarebbe bello cambiare città.
Nuova neve, nuovo sole.
Nuovo panorama.
Ma noi siamo a disposizione della vita. Del destino. Che per noi ha in serbo meravigliositudini incantevoli. Neologismi. Idee.Nuovi obbiettivi.
Un sorriso, scrolliamo le spalle.
Lamponi che ora si trovano, nello yogurt, fresco.
Una birra scura.
Una maglietta a righe.
Pensieri in prospettiva, amici che ci amano.Tè caldi. Cappucci chiari. Goodnight sms, vi prego, a iosa. Pomeriggi di pioggia al museo. Fiori freschi, un bouquet. Miele. Film in dvd. The Magic Numbers. La neve. Nuove ricette.Voglia di mare, di un golfone da uomo da indossare a casa,la domenica mattina.Una maglia a righe, ma l'ho già scritto. Imparare la pazienza.
E tutto si sistema.
Buona settimana.