Noi
cagnette della moda mangiamo.
E
mangiamo tanto, soprattutto sotto sfilata.
Perché
abbiamo fame, perché siamo nervose, perché così ci distraiamo un attimo dai
kili di chiffon.
Perché
non abbiamo paura di mangiare carboidrati dopo le 4 di pomeriggio, perché tanto
chi come quando e perché ci farà smaltire in un attimo di puro terrore tutte le
calorie ingerite – basta poco per panicare: un invito non cosegnato, un
giornalista che non si presenta, una bolla sbagliata.
Perché
alla fine abbiamo un appetito da scaricatori di porto o da camionisti all’occorrenza,
e non crediamo a chi dice che per vivere bene bisogna alzarsi da tavola ancora
con un po’ di appetito.
Poi
ovvio ci distruggiamo di massaggi e camminate, perché i sensi di colpa – evviva
l’educazione basata sulla morale cattolica – mixata sapientemente con quello
per cui tutte le donne sono predestinate – la cellulite – spinge noi donnine
con anima macramè a spendere gli eurini per farci toc cacciare da sagge mani
che sapientemente ci manipolano e ci strizzano l’adipe.
Quindi
si: mangiamo, ma mangiamo davanti a una mappa del Grand Foyer dell’Opera
Garnier, davanti a tabelle di excell con elenchi di nomi, che devi stare
attenta a come siedi chi, perché puoi attirarti in un secondo antipatie, e
rancori.
Quindi,
ci sfoghiamo sul cibo.
Ma siamo
bio, siamo delicati e siamo sani.
E
grazie ai parigini siamo anche trend setter quando scegliamo il menù.
Un
nome e la garanzia che hai scollinato la giornata, quando il menù viene
stampato dallo stagista sembra che il mondo sia un posto migliore. Anzi, ci si
sente subito persone migliori quando leggi la dovizia con cui raccontano e
descrivono il menù
Un
posto per tutti che fa delivery in ufficio, dove puoi trovare succhi alla
carota fresca e sedano, veggie burger fatti di tofu freschissimo e zuppe calde.
Crumble
di mandarino.
Puoi
anche decidere, se sei così fortunato da avere un lunch break, di fermarti lì a
mangiare.
E ci
sono tavoli belli, staff bello, lavagne belle con gessi colorati, qualche bella
pianta e soprattutto la location è in una delle vie più mignon di Parigi,
accanto al Marais.
Ti
sembra di stare in un set di Bon Appetit, e tutto sembra più dolce.
Nanashi
Io
consiglio la zuppa di miso e per l’appunto il crumbe di mandarini, di cui ho
trovato la ricetta e che proverò a fare appena torno, vestendo ovviamente con una
maglietta a righe ed esibendo tutti i tatuaggi, da brava cuochetta sussurrata e
tatuata.
2
mele
1
clementino
2 cucchiai di miele
50
gr di farina
25
gr di zucchero
1
cucchiaino di cannella
25
gr di burro
Riscaldare
il forno a 180°C
Tagliare
le mele e il clementino
Prendete
delle cocotte mini e imburratele.
Mettete
in ciascuna cocotte uno strato di mele e uno di clementine così che
rimangano pieni ( tre strati in tutto)
Cuocere
per circa venti minuti.
Mischiate
la farina con lo zucchero e la cannella, e
aggiungere il burro rimasto. Mescolare fino a quando si creeranno dei
piccoli fiocchi, sebbene l’impasto deve essere omogeneo.
Passati
i venti muti, aggiungere in ogni cocotte il miele , la cannella e cospargete
con il composto di crumble. Cuocete per altri trenta minuti.
La
casa profumerà e si avranno gote rosse.
Consiglio
di accompagnare tutto con la musica di Irma (http://www.mymajorcompany.com/users/irma)
, un rossetto rosso, e per l’appunto righe. Tante righe indossate con un
sorriso, che la felicità ci dona più di qualsiasi altra cosa.
oggi mi trovate qui
http://honestcooking.it/da-parigi-con-furore-un-salto-da-nanashi/