Where are you now.



Per un attimo di eterno e di profondo.


Così in aereoporto questa mattina.

Pensieri tanti, odore di carta appena stampata e  di caffè che da' quel senso di casa, di calore, che fuori piove e sembra una giornata di metà ottobre, quando lentamente ci si dirige verso l’autunno. Quelle piogge che ti lasciano sorpresa, quei primi giorni d’autunno in cui l’effetto del piumone, della lana sulla pelle dopo tutto il caldo è ristoratore, confortevole.

Ho sempre amato gli aereoporti, perché si parte, perché è un nuovo viaggio, perché si può chiamare a casa e si può dire”mi manchi”, e ogni tanto sentire la mancanza fa bene, serve a ridimensionare le cose, a dare una nuova direzione, a non prendere tutto e tutti come scontato e ordinario.



Poi  sedermi, guardare le persone, immaginare le loro vite, pensare a quante idee di felicità ci sono nel mondo e ci sfiorano ogni mattina, senza che ce ne rendiamo conto.

A quante battaglie si combattono, a quante lacrime, sorrisi e abbracci partecipiamo senza nemmeno rendercene conto, a volte come protagonisti, altre volte solo come un semplice sfondo che fa parte del paesaggio.

Sono seduta accanto alla finestra grande, quella divisa in rettangoli, e vedo nuvole rapide, aerei in movimento, qualche pioggia.

Ho un po’ freddo. Ho i miei leggings comodi e un paio di ballerine, quel golf color cipria di Jil che mi rende elegante e insomma la mia divisa da viaggiatrice è composta e comoda.

Vorrei cambiare il mio biglietto, credo, anzi ne sono certa, ché questa sensazione mi ha invaso appena ho effettuato il check in veloce e sono passata davanti alle biglietterie,  vorrei andare lontano, verso qualche meta non ancora conosciuta, fare quel colpo di testa che una volta nella vita è bello fare, così da poterlo poi raccontare, così da permettere anche agli altri di sentire la nostra mancanza, così da sentirsi nuove e un po’ più speciali in strade straniere, così da sedersi in un caffè qualsiasi e parlare con emeriti sconosciuti.
Addormentarsi guardando un nuovo soffitto, farmi scrocchiare le ossa dal Sole che troverei ad accogliermi. 
Perlustrare Chiese gotiche e nuovi supermercati e accarezzare le anime di viaggiatori indaffarati che corrono tra un aereo e l’altro, avere il tempo per imparare storie e lezioni originali e irripetibili, ma raccontabili.

Che è divertente parlare con persone nuove per non pensare più, ma so che non sarebbe possibile perché la mia testa è una giungla e non riesco a smettere di pensare, di provare emozioni, nonostante e forse soprattutto anche grazie a tutti questi muri che ho voluto costruire, che mi separano da tutto quello che sto vivendo ora e scoprire che in realtà invece il senso c’è ed è bello, è così bello che è un viaggio quotidiano in se stesso verso un nuovo orizzonte, nuovi incontri, nuovi sorrisi, nuova musica.

Mi siederei accanto a questa finestra con un cappuccio chiaro senza muovermi più e passerei ore a guardare, osservare, scrivere e pensare: ma il volo sta per essere imbarcato, via verso Roma, che Roma è sempre bella, ed è la città preferita mia e del mio papà.



a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.: Where are you now.

martedì 28 maggio 2013

Where are you now.



Per un attimo di eterno e di profondo.


Così in aereoporto questa mattina.

Pensieri tanti, odore di carta appena stampata e  di caffè che da' quel senso di casa, di calore, che fuori piove e sembra una giornata di metà ottobre, quando lentamente ci si dirige verso l’autunno. Quelle piogge che ti lasciano sorpresa, quei primi giorni d’autunno in cui l’effetto del piumone, della lana sulla pelle dopo tutto il caldo è ristoratore, confortevole.

Ho sempre amato gli aereoporti, perché si parte, perché è un nuovo viaggio, perché si può chiamare a casa e si può dire”mi manchi”, e ogni tanto sentire la mancanza fa bene, serve a ridimensionare le cose, a dare una nuova direzione, a non prendere tutto e tutti come scontato e ordinario.



Poi  sedermi, guardare le persone, immaginare le loro vite, pensare a quante idee di felicità ci sono nel mondo e ci sfiorano ogni mattina, senza che ce ne rendiamo conto.

A quante battaglie si combattono, a quante lacrime, sorrisi e abbracci partecipiamo senza nemmeno rendercene conto, a volte come protagonisti, altre volte solo come un semplice sfondo che fa parte del paesaggio.

Sono seduta accanto alla finestra grande, quella divisa in rettangoli, e vedo nuvole rapide, aerei in movimento, qualche pioggia.

Ho un po’ freddo. Ho i miei leggings comodi e un paio di ballerine, quel golf color cipria di Jil che mi rende elegante e insomma la mia divisa da viaggiatrice è composta e comoda.

Vorrei cambiare il mio biglietto, credo, anzi ne sono certa, ché questa sensazione mi ha invaso appena ho effettuato il check in veloce e sono passata davanti alle biglietterie,  vorrei andare lontano, verso qualche meta non ancora conosciuta, fare quel colpo di testa che una volta nella vita è bello fare, così da poterlo poi raccontare, così da permettere anche agli altri di sentire la nostra mancanza, così da sentirsi nuove e un po’ più speciali in strade straniere, così da sedersi in un caffè qualsiasi e parlare con emeriti sconosciuti.
Addormentarsi guardando un nuovo soffitto, farmi scrocchiare le ossa dal Sole che troverei ad accogliermi. 
Perlustrare Chiese gotiche e nuovi supermercati e accarezzare le anime di viaggiatori indaffarati che corrono tra un aereo e l’altro, avere il tempo per imparare storie e lezioni originali e irripetibili, ma raccontabili.

Che è divertente parlare con persone nuove per non pensare più, ma so che non sarebbe possibile perché la mia testa è una giungla e non riesco a smettere di pensare, di provare emozioni, nonostante e forse soprattutto anche grazie a tutti questi muri che ho voluto costruire, che mi separano da tutto quello che sto vivendo ora e scoprire che in realtà invece il senso c’è ed è bello, è così bello che è un viaggio quotidiano in se stesso verso un nuovo orizzonte, nuovi incontri, nuovi sorrisi, nuova musica.

Mi siederei accanto a questa finestra con un cappuccio chiaro senza muovermi più e passerei ore a guardare, osservare, scrivere e pensare: ma il volo sta per essere imbarcato, via verso Roma, che Roma è sempre bella, ed è la città preferita mia e del mio papà.



7 Commenti:

Alle 28 maggio 2013 alle ore 18:21 , Anonymous Melania ha detto...

Post meravigliosamente malinconico,
proprio da pioggia e te' bollente
anche se in questo periodo ogni molecola del nostro corpo desidera solo sole e caldo, caldo e sole
e rifiuta perfino la presenza di nuvolette più o meno innocue ma che non lasciano molto spazio al sole, nonostante tutto
questo tipo di post va sempre bene...
E lo sento così vicino al mio modo di essere e ai miei pensieri da aeroporto..

Grazie e buona permanenza a Roma,
Melania.

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 01:04 , Blogger Unknown ha detto...

malinconico ma spero sereno.
:)

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 10:37 , Anonymous Elena ha detto...

Cara Alice,
che bello questo post, sono quelli che preferisco..viene fuori così tanto di te.
Anche a me piace osservare le persone ed immaginare le loro vite. Certe volte vado a Como e seduta al tavolino osservo e adoro anche mettermi a chiacchierare con persone sconosciute che mai più rivedrò.
Mi piace anche quando viaggio in auto di notte osservare le luci accese nelle case ed immaginare quali storie e vite si stanno svolgendo.
baci Elena

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 10:40 , Blogger Unknown ha detto...

tenera tu <3

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 12:34 , Anonymous Anonimo ha detto...

mi manchi.
torna pressto e regalami un abraccio caldo, con il cuore
mami

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 23:08 , Blogger Unknown ha detto...

<3
talking with strangers is fun
:)

 
Alle 29 maggio 2013 alle ore 23:13 , Blogger Unknown ha detto...

mami.tvtb

 

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