“Turn the lights on bright, you are a rock and roll star, feel my love coming from heaven’s above when my eyes meet your eyes you know it’s true, baby come dance with me.”
Di Marco prima non sapevo
nulla, o poco.
E forse non so ancora tanto, però quello che so mi basta per
scrivere l’emozione che mi ha trasmesso durante una telefonata, o mentre leggo
il suo blog (http://www.thequeenfather.com)
Lui, Lui e il loro
meraviglioso bambino.
In scena c’è solo l’Amore, ed
è un amore puro, sincero, stabile e forte, così forte da non mettere in dubbio
alcun clichè, che i clichè noi li distruggiamo con il coraggio, con il sorriso
e con tutto ciò che c’è di reale, di vero come per l’appunto la forza e la
profondità dei sentimenti che costruiscono e cementano il quotidiano.
Un quotidiano fatto di
mattine assonnate, di baci frettolosi, di case da pulire, di asili, da
scadenze, di discussioni, di ricerche affannate di calzini spaiati , di cene
deliziosamente ghiotte da preparare, di tenerezze attaccate al frigorifero, di
divani e coperte gettate sopra senza pensarci: tutti magici rituali che cerchiamo, e che rendono
la nostra vita irrepetibilmente incantevole.
Le sue parole sono cristalline, acqua pura, di un ragionamento limpido e vigile: si fa un figlio per amore del figlio, per amore della vita stessa.
Una famiglia normale, con desideri felici: il futuro arriva un giorno alla volta.
Marco, Steven e Gabriel.
Eccoli.
come
è nato in te l'istinto materno?quando ti sei sentito "mamma" per la
prima volta?
Guarda, partiamo col piede sbagliato..
Io ci tengo molto a precisare che non
sono una mamma, non mi sento mamma, non mi sono mai sentito mamma e,
probabilmente, mai mi ci sentirò. Fermo restando che posso parlarti di
secchezza vaginale e capezzoli spaccati fino a domattina, ci sono sensazioni
che sono profondamente legate all’universo femminile che io, come uomo, non
posso neppure immaginare né ho la presunzione di far mie. Ho un profondo
rispetto per le donne e per il loro mondo.
Non capirò mai cosa si prova al momento
del parto o durante i 9 mesi di gravidanza. Non capirò mai la sensazione di
albergare una vita dentro di me. Mi sono sempre scontrato con chi fa del proprio
vantaggio biologico un vessillo per convalidare la propria genitorialità. Come
se gestazione e parto fossero un po’ una condicio sine qua non della
genitorialità.
Il mio modo di viverla ha molto meno a
che fare con gli ormoni e molto di più con la lucida responsabilità e l’amore
incondizionato.
Per tornare alla tua domanda, ho amato
mio figlio quando era solo un sogno. Immagina la sensazione di guardarlo ora,
quattro anni più tardi, e vederlo esattamente come lo avevo sognato.
La mia paternità è stata un crescendo,
ma forse la botta, la grande rivelazione, c’è stata quattro anni fa, in quella
sala parto, quando lo ho visto per la prima volta e, dietro alle lacrime di
gioia, mi son detto “Cazzo... E ora?”
Ma è un work-in-progress che evolve ed
aumenta ogni giorno. Parti dal punto in cui faresti di tutto per il tuo bambino
e ti rendi conto che quel margine, già smisuratamente ampio, continua ad
espandersi, oltre quello che ritieni possibile. Tutto quello che fai e che
provi diventa automatico, nella sua generosità e nella sua grandezza. Diventa
un nuovo modo di sentire.
La genitorialità ci amplifica come
esseri umani.
una
scelta difficile: è stata molto criticata dalle persone a voi vicine?
Più che criticarci, cercavano di
disilluderci. Quando ho provato a spiegare ai miei genitori l’iter della
maternità surrogata all’estero, mia madre si è messa il capo tra le mani
esclamando ‘Mi sento ubriaca!’.
Voglio dire, non è stata una
passeggiata. Suppongo che chi ci vuole bene abbia cercato di proteggerci dalle
delusioni, inevitabili, di un percorso del genere.
In retrospettiva potrei persino dire
che nessuno ci ha creduto molto all’inizio, è stato come portare un po’ di
fantascienza nel quotidiano di diverse persone.
C’è stata un’occasione di scontro e di
rottura con un’amica che ha deciso di schierarsi contro la nostra decisione a
diventare genitori, ma penso solo che lei avesse raggiunto la data di scadenza
nella nostra vita. Sai, quando smetti di vivere la tua vita come gli altri
vorrebbero, o come la hanno pensata per te nella loro testa, li metti di fronte
alla necessità di crescere, di abbracciare nuove realtà e questo è uno sforzo
che solo gli amici veri fanno di buon grado.
Hai
paura di quello che la società, che purtroppo a volte è cattiva e dura, possa far
vivere al vostro piccolo?lo possa giudicare a priori?
Sono un ottimista, ma non mi illudo.
Sicuramente ci saranno ostacoli o situazioni scomode. D’altronde l’illusione di
un mondo eterosessuale di famiglie Mulino Bianco è ancora molto forte
nell’immaginario collettivo. Per ora siamo ancora delle eccezioni, ma nutro
forti speranze che le cose possano aggiustarsi e ritrovare una sana e nuova
normalità con spazio per altre realtà. Grazie ai progressi guridici e
legislativi in numerosi paesi e grazie ad un’informazione libera, aperta e
sempre più accessibile, le famiglie arcobaleno stanno acquistando una validità
ed un rispetto che sono la base della condivisione sociale. Le famiglie
arcobaleno di oggi sono le famiglie miste (bianco/nero) di 50 anni fa. I grossi
cambiamenti fanno paura a tutti, anche a me, ma il bello è che il futuro arriva
un giorno alla volta.
La
burocrazia, questo mostro: il percorso è stato tortuoso?
Il percorso è stato piuttosto lineare
per noi, anche se i tempi sono stati lunghissimi. Le difficoltà che abbiamo
incontrato erano previste, dal momento che abbiamo dedicato tre anni alla
preparazione. La maternità surrogata negli Stati Uniti è una realtà vecchia di
decenni. Ho conosciuto gente della mia età nata tramite maternità surrogata! Di
conseguenza, l’apparato legislativo che la tutela è molto sviluppato, solido e
non lascia spazio ad interpretazioni.
Il che facilita molto le cose.
Diciamo che i possibili intoppi possono
verificarsi quando si cerca di conguagliare la realtà giuridica degli States
con quella del paese di destinazione del nascituro, ma con l’aiuto di
professionisti specializzati le difficoltà si appianano o quantomeno si
ridimensionano.
Considera anche che le normative che
regolano la procreazione assistita e la maternità surrogata sono un territorio
in continua evoluzione. Probabilmente ora le cose sarebbero ancora più semplici
rispetto a quattro anni fa.
cosa
sogni per il tuo bambino?
Felicità. Tanta da poterne distribuire.
quale
viaggio vorresti fare con lui?
Vorrei portarlo a Bali, dove io e suo
padre abbiamo lasciato occhi e cuore. Su quella spiaggia dove è iniziato il
sogno... Lui è stato concepito lí. Tre anni prima che venisse alla luce, e noi
con lui.
i
tuoi must have
Sono per la praticità, ma ho un debole
per gli accessori di lusso. Non mi chiamo Queen per niente...
Una borsa strafiga piena di biscotti
assortiti, salviettine umidificate, caramelle gommose, crema per le mani,
lip-balm, Iphone e le mie inseparabili cuffie Studio by Dr. Dre, anche chiamate
Scafandri. Ah! E poi il profumo. Uno buono. Che sia la mia firma invisibile,
che mi renda memorabile. Sono un fanatico del profumo, abbiate pazienza.
L’olfatto ha il grandissimo potere di trasportarti nel tempo. Un buon profumo
evoca memorie, sentimenti. Un buon profumo rende quasi immortali.
i
rituali di bellezza da tramadargli
Anche la routine meno impegnativa, se
fatta con costanza, porta dei risultati nel tempo, quindi non sottovalutare mai
l’importanza di un buon idratante per il viso e mi ringrazierai tra 30 anni.
Le tre R: rispetto verso se
stessi, rispetto verso gli altri e responsabilità per le proprie azioni. Come
si fa a insegnarle?
Io lo metto sempre davanti ai suoi errori ed ai suoi casini.
Entro i limiti imposti dalla tenera età di quattro anni, cerco
sempre di spiegargli le situazioni e di avere un suo riscontro.
Supporto i suoi errori, che rimangono il metodo migliore per
insegnare a chiunque i propri limiti e le proprie debolezze.
Il rispetto parte da noi genitori, tra di noi come adulti e verso
di lui come bambino. Essere accorti e rispettare gli spazi, le cose, le
emozioni e le priorità degli altri sono cose che si imparano in famiglia. Tutti
siamo importanti e, soprattutto in famiglia, non c’è bisogno di spingere.
I bimbi e il cibo: come insegnare
a mangiare tutto, a mangiare bene e ad avere una buona educazione alimentare.
Ah, qui l’asino non casca, ma muore proprio. Una morte lenta e
dolorosa... Chi mi legge ricorderà il post in cui dicevo che per far mangiare
mio figlio mi devo cospargere di Kerosene e darmi fuoco.
Mio figlio a tavola è piuttosto problematico. Sempre stato.
Mangiare non è una priorità per lui e comunque è qualcosa che si interpone tra
lui e quello che vorrebbe fare. Ho sempre incoraggiato la varietà a tavola, e
noi, come genitori, siamo entrambe delle buone forchette con un gusto piuttosto
cosmopolita ed una predilezione per le verdure. Purtroppo però si devono fare i
conti con una personalità molto ben definita, già a questa tenera età, e con
delle preferenze alimentari piuttosto precise e non sempre convenienti a
livello nutrizionale.
Per fortuna andare a
scuola lo sta aiutando ad incuriosirsi verso dei cibi che prima non toccava
nemmeno, l’emulazione dei colleghi è sempre un grosso aiuto, ed abbiamo
raggiunto una fase di sperimentazione a tavola che mi lascia ben sperare.
Vorrei poterti dire di come il mio spettacolare talento
culinario ed il mio amore per la cucina biologica e per la varietà abbia
insegnato a mio figlio a mangiare tutto e bene, ma non è cosí.
Sogno il giorno in cui ci potremmo sedere tutti e tre a tavola e
mangiare la stessa cosa!
com'è crescere un bambino
all'estero? più vantaggi rispetto all'italia?
Crescere in una grande città, prima Londra, ora Parigi, comporta
dei problemi a livello organizzativo e logistico non indifferenti.
Indipendentemente dal paese.
Perché mentre io da bambino, nel paesello, scendevo di sotto e
trovavo tutti i miei amichetti con cui giocare, qui in città bisogna andarseli
a cercare al parco, o organizzare play-dates, o attività post scolastiche.
Sono comunque delle condizioni che accetto volentieri per poter
dare a mio figlio quel respiro internazionale e quell’apertura mentale che a
volte manca nello sviluppo di un bambino e di un futuro cittadino del mondo.
Mi piace l’idea di farlo crescere al centro di un melting pot di
razze e culture diverse. Nelle città italiane ancora non vedo l’integrazione
etnica che hanno raggiunto qui a Parigi e, ancora di più, a Londra.
Dell’Italia però mi manca l’amore e la simpatia che la gente
nutre verso i bambini in generale, mi manca il pezzetto di pizza che ti offrono
nel negozio di alimentari, quando entri con un bambino. Mi manca quel calore
tutto mediterraneo che, per un genitore alle prime armi, fa la differenza tra
l’avventurarsi in un ristorante col passeggino ed un bambino ‘irrequieto’,
oppure restare a casa.
una canzone per lui
Sicuramente ‘Vincent’ di Don McLean.
La melodia mi ha sempre fatto pensare ad una ninna nanna, ad una
canzone scritta per un bambino che osserva il mondo con occhi grandi di
meraviglia, ma che non capisce bene tutto.
Parla di quella bellezza spesso misconosciuta che può essere
condivisa solo se ci si ferma ad ascoltare, a riflettere.
E io questo vorrei che lui imparasse.
Ascoltare la bellezza degli altri.
oggi mi trovate qui
http://www.lefunkymamas.com/category/rubriche/otta-love-mums/