I can put a little stardust in your eyes, put a little sunshine in your life. From marieclaire.it with love

Novembre.

Novembre che inizia con un giorno in cui compriamo crisantemi e i nostri pensieri volano al di là delle nuvole e abbracciano  i nostri cari che non ci sono più.
O meglio, che non sono più qui con noi nel senso tradizionale del termine perché in realtà, come dice Antoine Laurent Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Per gli americani invece novembre è un attimo,  in cui bisogna dire Grazie, mangiare tacchino ripieno e  purè di patate e burro.

Come se  solo per un giorno all'anno bisognasse ricordare di spolverare dall'armadio la gratitudine.
Come se solo per un giorno all'anno bisognasse farsi scaldare il cuore dal ricordo di chi abbiamo amato così tanto quando era ancora in vita, quando i nostri cuori battevano di uno stesso tamburello.

Come se.




Per me novembre è l'inizio dell'autunno: l'aria si fa fredda, finalmente ci si avvolge in cachemire confortanti, compriamo collant nuove e torniamo a cucinare usando mele e cannella.
Le zucche sono mature e si sposano in sodalizi perfetti con risotti e composte, le luci nelle case si fanno gialle ed a ogni pianerottolo di scale ci si sofferma sogghignando a ascoltare, si ad ascoltare, i profumi delle cucine di questi perfetti sconosciuti con cui dividiamo il blocco del nostro palazzo.

Di gratitudine, qui, adesso, voglio parlare.
Di gratitudine e di ricordi che avvolgono come quella coperta morbida lasciata sbadatamente sul divano prima di uscire.

Un weekend quello appena passato che forse non è altro che l'inizio del mio carosello di Natale perché è stato un regalo atteso e scartato con l'emozione di una bambina davanti alla sua prima Barbie.

Simona ed io.
La mia "cugi" ed io.
- Cugi è limitativo perché siamo conviventi, amiche, sorelle, famiglia .

Un weekend di quiete perché gli impegni ci travolgono e sono così stanca di dire che non ho tempo: il tempo si deve trovare, e subito.
Per fermarsi e riconnettersi all'immensa fortuna e gioia di tutto quello che ci circonda.
Per vivere semplicemente spalancando gli occhi sui lussi veri che ci avvolgono: gli amici, la famiglia, l'Amore, in ogni sua forma e accezione.
Per osservare e scoprire il mondo.
Per capire e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Per fermarsi a parlare con sconosciuti






Così eccoci, sedute su un tavolino nel verde immerso in un orizzonte incantato,  a strizzare gli occhi al sole mentre mangiamo formaggi con marmellate di fragola e pepe rosa, a commuoverci pensando ai nostri nonni, e intanto il bicchiere di Chianti con tutti gli strati di golfini che abbiamo addosso scaldano il cuore e l'umore.
Dicono che sia novembre, a me pare una questione di un attimo sospeso in un tempo troppo magico per essere definito.

E allora ricordiamoci di vivere, e non soltanto di esistere.
Il presente nel quale ci siamo ritrovate deve essere simile al futuro che sogniamo.
Ne siamo pronte?

Quando il primo ricordo? La mia memoria è olfattiva o tattile?
Mio padre spesso mi taccia di essere superficiale, mi dice che volo sopra le cose come una farfalla, senza rendermi effettivamente conto di quello che succede: forse è questo retaggio, la paura di ritrovarmi in questa critica, che mi auto impone la massima disciplina nell'annotare ogni emozione che mi avvolge nel quotidiano.

Il mio primo ricordo: il mio nonno Dino che mi annaffia con la canna dell'acqua in giardino a Lanzo, con mia nonna Irma che lo rimprovera. Oppure ancora: il coniglietto di peluche giallo comprato al Bazaar. E il mio coniglio, vero questa volta, Gedeone.

Quando è mancato il mio nonno, avevo forse 5 anni: me lo dissero a funerale avvenuto, in una giornata tiepida milanese e primaverile. Ricordo tutto: mia mamma che piange, io che le chiedo come sta il nonno, davanti al Garage di Piazzale Susa. Lei che mi dice che il nonno non c'è più. Le mie gambe che per la prima volta cedono e mi ritrovo a piangere inginocchiata a lei senza capire esattamente quello che succede.

Memoria tattile e olfattiva: le perle della mia nonna Irma, tra le mani, e il suo profumo Mitzuko.

E poi la vita va avanti ed arriviamo con un forward velocissimo  all'adesso.
Pensieri sparsi e a profusione.
Per esempio che l'amore è un affare serio.
Che quello che capita nel cuore, capita e basta.
E non puoi farci niente.
Non ti puoi imporre determinati pensieri o atteggiamenti perché tutto segue un flusso, un destino che è a priori e a prescindere dalla nostra volontà che vorrebbe solo imporsi nel mezzo.





Abbiamo amato, abbiamo perso e ci siamo anche rotte: ma abbiamo rincollato il tutto con scotch colorati a pois gialli e arancioni, reinventando ogni giorno qualcosa di nuovo per distogliere il pensiero da quello che ci faceva male.

Che si passa dalle cotte adolescenziali, quelle in cui il massimo slancio è trascrivere canzoni sopra la smemoranda e baciarti sul motorino fuori da scuola, dove il dramma è che tua mamma non ti fa uscire con la minigonna corta e allora tu ti cambi in ascensore, per poi essere beccata da Suor Graziella che prontamente ti fa infilare in uno scafandro di lycra che è la tuta da ginnastica brandizzata orsoline e quel brufolino che ti viene proprio tra l'intervallo in cui scofani la focaccia e il momento della campanella,  quando finalmente vedi l'oggetto di cotanta foga aspettarti fuori e ti senti super fica e fai la super fica con le tue amiche del genere "ehy io ho il fidanzato che dallo Zaccaria viene a prendermi in motorino e allora andiamo ai giardini di Palestro a pasticciarci un po'".
Poi però ti chiamo e ti racconto tutto.

E poi, dopo una manciata di secondi che fanno capitare le prime carezze, e i primi batticuori veri, arrivi  fino a una convivenza nella quale metti tutta te stessa, perdendoti dentro lui che per te era l'uomo della tua vita, con il quale già ti vedevi su una passat famigliare con un labrador e due nani, per lui che misuravi il tempo con la sua presenza e la sua assenza e un bel giorno ti accorgi  che quello, seppure amore, è un amore non sano: ché non bisogna mai perdersi dentro gli altri.
Ché bisogna piuttosto ricordarsi di quello che siamo e di ciò che meritiamo: ovvero una persona che regali leggerezza mentre in maniera spontanea offre un Amore che accade, semplicemente nel cuore, e tu ti ritrovi così: meravigliata di cotanta semplicità e al tempo stesso profondità.
Che forse non era quello che ci si aspettava, ma è in effetti ancora meglio di quello che si stava sognando.

Che non importa come andrà, che succederà da adesso in avanti: l'importante è sorridere e non dimenticarsi mai del potere che queste quattro ossocina rivestite di carne hanno, potere che arriva dalla cassa toracica.

Noi, la nostra frangia, i nostri tatuaggi, la nostra passione per le zucche e le marmellate, le nostre forme di budino e di stampi che ormai collezioniamo insieme ai deliri di chiffon che abbiamo negli armadi:  siamo pronte a dare amore,a fare massaggi e  a costruire nuovi possibili scenari e mondi da esplorare insieme.

Che la vera avventura si esplica ogni giorno al di fuori e lontano da paure, e noi vogliamo solo un uomo che ci prenda la mano e abbia il coraggio e l'onestà di tenerla stretta a sé, di tenerci strette a sè, senza esitazione e senza ritrosie, ma solo con perserveranza, leggerezza, un po' di umorismo e tanta fedeltà.
Che non vediamo l'ora di imparare a fidarci di nuovo.
Che non vediamo l'ora di abbattere ogni muro che ci separa dall'abbandono alla gioia e dallo sciogliere ogni senso, come l'acqua per il cioccolato, senza pudori e sorridendo.
Che non vediamo l'ora di questi baci che staccano l'anima e la fanno volare.
Che non vediamo l'ora di costruirci il paradiso qui in terra, tra la cucina e la stanza da letto.





Gipsy Travel Tip:
Come teatro di questa meravigliositudine abbiamo scelto una delizia sul lago di Garda, il Lefay Resort.
Fatto di quell'architettura ecosostenibile che adoriamo, di legno, di alberi, di cespugli di bacche, di piscine calde che si vanno a perdere oltre il panorama.
A un certo punto, l'estasi era così apocalittica che mi sembrava di aver perso la cognizione di dov'ero: Bali o Lago Di Garda?
Con uno chef , Matteo Maenza, che merita non una, bensì tutte e tre le stelle Michelin.
Con il suo aiuto, Federico, che sforna pizze e dolci con maestria ed è un trionfo per il palato e per la vista, ma pure l'olfatto si trova a suo agio tra aromi di lieviti e vaniglie.
Con una somellier preparatissima, simpatica e deliziosa.
Relax allo stato puro, coccole 2.0.
Una ricetta che mi ha rapita, qui. 




Pera, crescenza e cardamomo

Mousse di pere:
50 ml di panna
55 gr di purè di pere Williams
20 gr di zucchero semolato
2 pezzi di fogli di gelatina
2 cucchiai di grappa di pere Williams

Biscotto al cioccolato

100 gr di cioccolato fondente al 55%
50 gr di burro
1 tuorlo
2 albumi
50 gr di zucchero
40 gr di farina

Mousse alla crescenza

50 gr di crescenza
20 gr di panna liquida
10 gr di zucchero
50 gr di panna semi montata
Gelatina di pere
30 gr di purè di pere Williams
15 gr di pectina con 30 gr di zucchero

Montare la panna a neve morbida. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda, strizzarla e scioglierla nella grappa di pere, addizzionandola con il purè di pere, quindi aggiungere la panna montata.
versare il tutto in uno stampo rettangolare sul cui fondo verrà disposto uno strato di biscotto di cioccolato.

Per il biscotto.

Montare l'albume con l'aggiunta di zucchero. Fondere a bagnomaria il cioccolato con il burro, aggiungere i tuorli quindi la farina ed infine gli albumi montati a neve. Versare il composto sui tappetini di silpat, quindi stendere l'impasto in modo uniforme ad uno spessore di 5 mm. Cuocere a 170°C per 15 min.

Mousse di Crescenza

Scaldare la panna liquida e con l'aiuto di una frusta mescolare la crescenza e aggiungere la colla di pesce ammorbidita in precedenza e sciolta nella grappa.
A parte montare la panna con lo zucchero semolatoe una volta pronta incorporarla al formaggio.
Mettere il tutto in una vaschetta e lasciarla riposare in frigorifero 1 giornata.

Per l'impiattamento: tagliare la mousse a rettangoli di 3 cm per 6 cm e disporre sulla superficie della mousse una lastra finissimadi cioccolato della stessa dimensione della mousse.

oggi mi trovate qui
http://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli

a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.: I can put a little stardust in your eyes, put a little sunshine in your life. From marieclaire.it with love

lunedì 18 novembre 2013

I can put a little stardust in your eyes, put a little sunshine in your life. From marieclaire.it with love

Novembre.

Novembre che inizia con un giorno in cui compriamo crisantemi e i nostri pensieri volano al di là delle nuvole e abbracciano  i nostri cari che non ci sono più.
O meglio, che non sono più qui con noi nel senso tradizionale del termine perché in realtà, come dice Antoine Laurent Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Per gli americani invece novembre è un attimo,  in cui bisogna dire Grazie, mangiare tacchino ripieno e  purè di patate e burro.

Come se  solo per un giorno all'anno bisognasse ricordare di spolverare dall'armadio la gratitudine.
Come se solo per un giorno all'anno bisognasse farsi scaldare il cuore dal ricordo di chi abbiamo amato così tanto quando era ancora in vita, quando i nostri cuori battevano di uno stesso tamburello.

Come se.




Per me novembre è l'inizio dell'autunno: l'aria si fa fredda, finalmente ci si avvolge in cachemire confortanti, compriamo collant nuove e torniamo a cucinare usando mele e cannella.
Le zucche sono mature e si sposano in sodalizi perfetti con risotti e composte, le luci nelle case si fanno gialle ed a ogni pianerottolo di scale ci si sofferma sogghignando a ascoltare, si ad ascoltare, i profumi delle cucine di questi perfetti sconosciuti con cui dividiamo il blocco del nostro palazzo.

Di gratitudine, qui, adesso, voglio parlare.
Di gratitudine e di ricordi che avvolgono come quella coperta morbida lasciata sbadatamente sul divano prima di uscire.

Un weekend quello appena passato che forse non è altro che l'inizio del mio carosello di Natale perché è stato un regalo atteso e scartato con l'emozione di una bambina davanti alla sua prima Barbie.

Simona ed io.
La mia "cugi" ed io.
- Cugi è limitativo perché siamo conviventi, amiche, sorelle, famiglia .

Un weekend di quiete perché gli impegni ci travolgono e sono così stanca di dire che non ho tempo: il tempo si deve trovare, e subito.
Per fermarsi e riconnettersi all'immensa fortuna e gioia di tutto quello che ci circonda.
Per vivere semplicemente spalancando gli occhi sui lussi veri che ci avvolgono: gli amici, la famiglia, l'Amore, in ogni sua forma e accezione.
Per osservare e scoprire il mondo.
Per capire e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Per fermarsi a parlare con sconosciuti






Così eccoci, sedute su un tavolino nel verde immerso in un orizzonte incantato,  a strizzare gli occhi al sole mentre mangiamo formaggi con marmellate di fragola e pepe rosa, a commuoverci pensando ai nostri nonni, e intanto il bicchiere di Chianti con tutti gli strati di golfini che abbiamo addosso scaldano il cuore e l'umore.
Dicono che sia novembre, a me pare una questione di un attimo sospeso in un tempo troppo magico per essere definito.

E allora ricordiamoci di vivere, e non soltanto di esistere.
Il presente nel quale ci siamo ritrovate deve essere simile al futuro che sogniamo.
Ne siamo pronte?

Quando il primo ricordo? La mia memoria è olfattiva o tattile?
Mio padre spesso mi taccia di essere superficiale, mi dice che volo sopra le cose come una farfalla, senza rendermi effettivamente conto di quello che succede: forse è questo retaggio, la paura di ritrovarmi in questa critica, che mi auto impone la massima disciplina nell'annotare ogni emozione che mi avvolge nel quotidiano.

Il mio primo ricordo: il mio nonno Dino che mi annaffia con la canna dell'acqua in giardino a Lanzo, con mia nonna Irma che lo rimprovera. Oppure ancora: il coniglietto di peluche giallo comprato al Bazaar. E il mio coniglio, vero questa volta, Gedeone.

Quando è mancato il mio nonno, avevo forse 5 anni: me lo dissero a funerale avvenuto, in una giornata tiepida milanese e primaverile. Ricordo tutto: mia mamma che piange, io che le chiedo come sta il nonno, davanti al Garage di Piazzale Susa. Lei che mi dice che il nonno non c'è più. Le mie gambe che per la prima volta cedono e mi ritrovo a piangere inginocchiata a lei senza capire esattamente quello che succede.

Memoria tattile e olfattiva: le perle della mia nonna Irma, tra le mani, e il suo profumo Mitzuko.

E poi la vita va avanti ed arriviamo con un forward velocissimo  all'adesso.
Pensieri sparsi e a profusione.
Per esempio che l'amore è un affare serio.
Che quello che capita nel cuore, capita e basta.
E non puoi farci niente.
Non ti puoi imporre determinati pensieri o atteggiamenti perché tutto segue un flusso, un destino che è a priori e a prescindere dalla nostra volontà che vorrebbe solo imporsi nel mezzo.





Abbiamo amato, abbiamo perso e ci siamo anche rotte: ma abbiamo rincollato il tutto con scotch colorati a pois gialli e arancioni, reinventando ogni giorno qualcosa di nuovo per distogliere il pensiero da quello che ci faceva male.

Che si passa dalle cotte adolescenziali, quelle in cui il massimo slancio è trascrivere canzoni sopra la smemoranda e baciarti sul motorino fuori da scuola, dove il dramma è che tua mamma non ti fa uscire con la minigonna corta e allora tu ti cambi in ascensore, per poi essere beccata da Suor Graziella che prontamente ti fa infilare in uno scafandro di lycra che è la tuta da ginnastica brandizzata orsoline e quel brufolino che ti viene proprio tra l'intervallo in cui scofani la focaccia e il momento della campanella,  quando finalmente vedi l'oggetto di cotanta foga aspettarti fuori e ti senti super fica e fai la super fica con le tue amiche del genere "ehy io ho il fidanzato che dallo Zaccaria viene a prendermi in motorino e allora andiamo ai giardini di Palestro a pasticciarci un po'".
Poi però ti chiamo e ti racconto tutto.

E poi, dopo una manciata di secondi che fanno capitare le prime carezze, e i primi batticuori veri, arrivi  fino a una convivenza nella quale metti tutta te stessa, perdendoti dentro lui che per te era l'uomo della tua vita, con il quale già ti vedevi su una passat famigliare con un labrador e due nani, per lui che misuravi il tempo con la sua presenza e la sua assenza e un bel giorno ti accorgi  che quello, seppure amore, è un amore non sano: ché non bisogna mai perdersi dentro gli altri.
Ché bisogna piuttosto ricordarsi di quello che siamo e di ciò che meritiamo: ovvero una persona che regali leggerezza mentre in maniera spontanea offre un Amore che accade, semplicemente nel cuore, e tu ti ritrovi così: meravigliata di cotanta semplicità e al tempo stesso profondità.
Che forse non era quello che ci si aspettava, ma è in effetti ancora meglio di quello che si stava sognando.

Che non importa come andrà, che succederà da adesso in avanti: l'importante è sorridere e non dimenticarsi mai del potere che queste quattro ossocina rivestite di carne hanno, potere che arriva dalla cassa toracica.

Noi, la nostra frangia, i nostri tatuaggi, la nostra passione per le zucche e le marmellate, le nostre forme di budino e di stampi che ormai collezioniamo insieme ai deliri di chiffon che abbiamo negli armadi:  siamo pronte a dare amore,a fare massaggi e  a costruire nuovi possibili scenari e mondi da esplorare insieme.

Che la vera avventura si esplica ogni giorno al di fuori e lontano da paure, e noi vogliamo solo un uomo che ci prenda la mano e abbia il coraggio e l'onestà di tenerla stretta a sé, di tenerci strette a sè, senza esitazione e senza ritrosie, ma solo con perserveranza, leggerezza, un po' di umorismo e tanta fedeltà.
Che non vediamo l'ora di imparare a fidarci di nuovo.
Che non vediamo l'ora di abbattere ogni muro che ci separa dall'abbandono alla gioia e dallo sciogliere ogni senso, come l'acqua per il cioccolato, senza pudori e sorridendo.
Che non vediamo l'ora di questi baci che staccano l'anima e la fanno volare.
Che non vediamo l'ora di costruirci il paradiso qui in terra, tra la cucina e la stanza da letto.





Gipsy Travel Tip:
Come teatro di questa meravigliositudine abbiamo scelto una delizia sul lago di Garda, il Lefay Resort.
Fatto di quell'architettura ecosostenibile che adoriamo, di legno, di alberi, di cespugli di bacche, di piscine calde che si vanno a perdere oltre il panorama.
A un certo punto, l'estasi era così apocalittica che mi sembrava di aver perso la cognizione di dov'ero: Bali o Lago Di Garda?
Con uno chef , Matteo Maenza, che merita non una, bensì tutte e tre le stelle Michelin.
Con il suo aiuto, Federico, che sforna pizze e dolci con maestria ed è un trionfo per il palato e per la vista, ma pure l'olfatto si trova a suo agio tra aromi di lieviti e vaniglie.
Con una somellier preparatissima, simpatica e deliziosa.
Relax allo stato puro, coccole 2.0.
Una ricetta che mi ha rapita, qui. 




Pera, crescenza e cardamomo

Mousse di pere:
50 ml di panna
55 gr di purè di pere Williams
20 gr di zucchero semolato
2 pezzi di fogli di gelatina
2 cucchiai di grappa di pere Williams

Biscotto al cioccolato

100 gr di cioccolato fondente al 55%
50 gr di burro
1 tuorlo
2 albumi
50 gr di zucchero
40 gr di farina

Mousse alla crescenza

50 gr di crescenza
20 gr di panna liquida
10 gr di zucchero
50 gr di panna semi montata
Gelatina di pere
30 gr di purè di pere Williams
15 gr di pectina con 30 gr di zucchero

Montare la panna a neve morbida. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda, strizzarla e scioglierla nella grappa di pere, addizzionandola con il purè di pere, quindi aggiungere la panna montata.
versare il tutto in uno stampo rettangolare sul cui fondo verrà disposto uno strato di biscotto di cioccolato.

Per il biscotto.

Montare l'albume con l'aggiunta di zucchero. Fondere a bagnomaria il cioccolato con il burro, aggiungere i tuorli quindi la farina ed infine gli albumi montati a neve. Versare il composto sui tappetini di silpat, quindi stendere l'impasto in modo uniforme ad uno spessore di 5 mm. Cuocere a 170°C per 15 min.

Mousse di Crescenza

Scaldare la panna liquida e con l'aiuto di una frusta mescolare la crescenza e aggiungere la colla di pesce ammorbidita in precedenza e sciolta nella grappa.
A parte montare la panna con lo zucchero semolatoe una volta pronta incorporarla al formaggio.
Mettere il tutto in una vaschetta e lasciarla riposare in frigorifero 1 giornata.

Per l'impiattamento: tagliare la mousse a rettangoli di 3 cm per 6 cm e disporre sulla superficie della mousse una lastra finissimadi cioccolato della stessa dimensione della mousse.

oggi mi trovate qui
http://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli

21 Commenti:

Alle 18 novembre 2013 alle ore 11:24 , Anonymous Paola ha detto...

Che bellissimo post Alice, mi hai davvero incantata, così come questo bellissimo resort! Buona settimana

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 11:36 , Anonymous Francesca ha detto...

Anche Novembre, grazie a questo incantevole post dedicato al Lefay Resort, sembra più dolce ... grazie Alice!

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 11:52 , Anonymous Anonimo ha detto...

Bello, bello, bello! Il rapporto con tua cugina, il resort, i pensieri, le foto, la ricetta, tutto meraviglioso!
P.S. Con la frangia stai benissimo, in queste foto sei adorabile!
Buona settimana cara Alice, un abbraccio!

Fede

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 14:40 , Anonymous PrenotaPerDue ha detto...

Ma che bel posto sto Lefay! E la mousse di pere fa golissima ^_^

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 14:52 , Blogger Unknown ha detto...

ciao paola il resort stupendo credimi. Merita una visita e un soggiorno!

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 14:52 , Blogger Unknown ha detto...

cuori cuori per te

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 14:52 , Blogger Unknown ha detto...

buona settimana a te chèrie!
<3

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 14:53 , Blogger Unknown ha detto...

la mousse è pazzesca e lo chef bravissimo
<3

 
Alle 18 novembre 2013 alle ore 15:53 , Anonymous Anonimo ha detto...

anch'io ci sono stata, ma in estate, un posto favoloso dove lasciar parlare solo i pensieri!

 
Alle 19 novembre 2013 alle ore 16:22 , Blogger Unknown ha detto...

vero!!!Poi il lago di Garda…uao!

 
Alle 19 novembre 2013 alle ore 16:53 , Anonymous A...lessandra ha detto...

scopro questo post solo ora...dati gli ultimi giorni un pò sovrappensiero!
per fortuna che esisti è l'unico commento che mi esce in questo momento!
non sei vicina fisicamente, non riusciamo quasi mai a sentirci per più di 5 secondi, ma sai esserci sempre nel momento del bisogno!con una parola che riscalda il cuore o con un post che mette stardust in my eyes e rallegra questo momento.
love u sis <3

 
Alle 19 novembre 2013 alle ore 17:04 , Blogger Unknown ha detto...

#sisters that's what we are here for!
<3

tieni duro: tutto si sistemerà e il rosa si vede già all'orizzonte.
tvb

 
Alle 19 novembre 2013 alle ore 17:41 , Anonymous A...lessandra ha detto...

<3

 
Alle 20 novembre 2013 alle ore 15:17 , Anonymous Anonimo ha detto...

Ciao tesoro...rientro al lavoro ancora un po' malatina...e trovo questo post. Mi è piaciuto. C'è qualche nuvoletta rosa all'orizzonte? Un bacio

Elisa

 
Alle 20 novembre 2013 alle ore 18:30 , Anonymous Elena ha detto...

anch'io cara A....le ti tengo i pugni e ti mando tanta positività!!!

 
Alle 20 novembre 2013 alle ore 18:45 , Anonymous Elena ha detto...

Cara Aliciotta,
in questa giornata buia e piena di pioggia davanti ad un the caldo che bello leggere le tue parole, sei sempre un'angolo di pace ed anche di riflessione! grazie.
Il Lago di Garda è bellissimo, ricordo la prima volta che ci andai e mi sembrò di vedere il mare, abituata al Lago di Lugano un po' chiuso e dal colore scuro.
E poi i tuoi ricordi che sono un po' anche i miei, nella nostra Val d'Intelvi, luogo della nostra infanzia e delle lunghe estati passate a giocare a Monopoli e ad ascoltare i dischi 45 giri con il mangiadischi Penny (rosso). Mia madre che ci chiamava per mangiare delle grosse fette di pane con burro e zucchero.
Ci credi che anche mio padre nelle giornate calde di agosto ci annaffiava con la canna?
Avevamo anche un grande catino di ferro che riempivamo fino all'orlo e che a noi bambini sembrava una grande piscina, che bei ricordi! Ora tornarci mi mette solo tanta malinconia, mi passano davanti tutte quelle immagini e non riesco a vivere il presente in quel luogo.
Forse è proprio ora di vendere ma mi sembra di gettare al vento tutto il passato felice e spensierato.
Scusa Alice se mi dilungo sempre con i ricordi ma questo è l'effetto che mi fai, guarda un po' te.
Belle le tue ricetta ( ultimamente molto ricercate) ma sai che io sono una fan di polenta uncia e mortadella con fagioli!!!
ti abbraccio Elena

 
Alle 21 novembre 2013 alle ore 16:11 , Anonymous A...lessandra ha detto...

bella Elenuccia!!! grazie mille, ma sembra che sia un grigissimo novembre!!!speriamo che come dice Alice, la neve di Dicembre spazzi via tutto e lasci solo le lucine calde ad illuminarci i cuori!
<3 un abbraccio

 
Alle 22 novembre 2013 alle ore 13:53 , Blogger Unknown ha detto...

cara elena eccoti.
che belli i tuoi ricordi. scaldano il cuore.
grazie per averli condivisi con noi.
qui pioggia e neve - a proposito di lanzo mia madre è sepolta sotto quella neve ora - ma è inverno..e poi babbo natale con la neve atterra facilmente. bisou xxx

 
Alle 22 novembre 2013 alle ore 13:53 , Blogger Unknown ha detto...

nessuna nuvola rosa.
ma forse sogni che si accavallano.

 
Alle 22 novembre 2013 alle ore 15:08 , Blogger Clo ha detto...

Che bello saperti così carica e rigenerata :) sbirciando da instagram avevo intuito che eri in un gran bel post.
Ogni volta tu trasmetti sempre tanta forza, grazie
un bacione clo

 
Alle 24 novembre 2013 alle ore 08:28 , Anonymous Chiara ha detto...

Alice mi piacerebbe provare questo dessert... Ma il cardamomo di cui scrivi nel titolo non ci va? Io lo amo da impazzire, e l'idea della crescenza nel dolce mi mette tanta curiosità. Questo è un dolce come te: morbido, fuori dagli schemi (ed eventualmente un po' speziato?).
Buona domenica <3

 

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