Racconto semiserio sull'epopea ricerca casa.
Premessa: sono a quota 27.
Ovvero 27, ventisette case.
Praticamente sono entrata nella vita di ventisette persone: case ancora abitate, case appena lasciate, muri che trasudano ricordi.
Ventisette nuclei famigliari che hanno ammirato la mia abbronzatura semiseria, alcuni che mi hanno squadrato, altri che mi hanno sorriso.
Sicuramente sono la gioia delle agenzie immobiliari, in questo momento.
E che tipi questi agenti immmobiliari: c'è chi arriva in moto, e in ritardo, c'è chi è pelato, chi ti racconta tutta la sua vita per trovare similitudini e conforto suppongo, chi premette che non ha alcuna intenzione di fare nessuna, per l'appunto, contrattazione.
Ed è anche abbastanza divertente, passati gli imprevedibili taxi lanciati in giro per Milano, per fare in tempo record il tragitto da e per l'ufficio, tra un appuntamento e l'altro, entrare e vedere mura, pavimenti, parquet. ormai il mio iphone ha raggiunto memoria insufficiente per alcun'altra foto di pavimentazioni.
Invece abbastanza comico il fatto che la mia amica Caterina ieri sera, credendo di consolarmi, mi ha confessato che lei di case ne ha viste 83 prima di trovare quella in cui ora abitano.
Quando ha visto la mia espressione scorata si è sfilata il suo meraviglioso bracciale Marni e me l'ha regalato, a mo' di good luck charm, credo.
Nel dubbio ho buttato giù due prosecchini in un colpo.
Comunque.
L'epopea sembra infinita, io sicuramente non sono di gusto accontentabile ed ecco che si sussuegono sviluppi.
C'è la casa dove entri, e trovi uno scarrafone kaput in bagno. Al mio grido, l'agente immobiliare ha capito che non era aria.
C'è la casa meravigliosamente stupenda nella mia via preferita di Milano, che sembra di essere a Londra: ma è vuota, e questa volta te la buttano sulla superstizione. Ovvero, se la prendi cose incantevoli sul tuo cammino. peccato che sia fatiscente, tutta da reimbiancare, e senza nemmeno la cucina.
C'è la casa che ti viene proposta solo perchè hai una voce carina e l'immobiliarista avanza avances.
C'è la casa dove ci sono 4 camere e due bagni, ma l'arredamento crolla in pezzi.
Poi ti trovi la casa dove il proprietario che te la mostra ti dice che prima ci abitava una ragazza che ballava in un night club, che però sbrigava le sue faccende fuori.
Di dubbio gusto.
Insomma, 27 case fa.
E poi dicono che noi milanesi non siamo pazienti.
Ammappate, direi io.
La gente ha solo un modo di essere: e noi milanesi in fondo in fondo siamo brava gente, e adoriamo rintanarci nelle nostre casucce a cucinare torte.
E la ricerca continua.
Fino a quando non troverò la casa ideale da riempire di erbe aromatiche, delle mie padelle, dei miei libri di cucina, delle mie fotografie, dei miei straccetti di chiffon e di una cantinetta pienza zeppa di sano vino consolatore.
E forse anche di un cagnolone che mi difenda, magari un cocker, giusto per non aver paura del buio e di dormire da sola.
Alla prossima puntata.