a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.

a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.: novembre 2013

venerdì 29 novembre 2013

But will my heart be broken When the night meets the morning star? From Marieclaire.it with love

Mi vedeste ora: 6 del mattino, in macchina con la mia fantastica crew di QVC verso Bolzano e i mercatini, uno sbadiglio via l'altro, stipata nel dietro della macchina di Paolo a scrivere e immagazzinare emozioni, avvolgere sensazioni di un giovedì, quello appena passato, che ha scaldato le corde di un cuore un po' stropicciato dagli eventi e che forse si, ha fatto sbattere di nuovo l'aria nei polmoni, facendo riprendere all'ossigeno il suo corso.

Ma andiamo con ordine.

Le cose accadono, succedono e nemmeno ti rendi conto, quando sei nel mezzo, che forse non è solo vento e burrasca, ma che è la tempesta perfetta.

E a te non resta altro che restare immobile e guardare la pioggia che batte sui vetri, correre a cercare riparo e augurarsi che alla fine, i danni siano risolvibili con un massiccio intervento delle forze civili, laddove quelle forze sono indirizzabili a amiche che con coraggio rimettono insieme i pezzi.

Ecco, forse così.

O forse è  perché a me piacciono i drammi, alla fine.
Forse come quelle giornate di pioggia che ti avvolgi in maglioni di cachemire e stivaloni di plastica e bevi tè caldo.
O come quel piano che suona quella esatta melodia che ti fa come quasi piacere la nostalgia che ne deriva, che avvolge confortante.
O Milano d'agosto.
O il sapore della marmellata di rabarbaro.
O come il colore celeste.
O come la prima neve.

Ecco così.
Perché il dubbio, ho letto sabato, che è una leva per messe a fuoco più qualitative.

Però.
Però, sempre curiosando, ho letto un ossimoro molto bello: il provare a pensarci come le ghiande che sono indifese  perché potrebbero essere spazzate via dal vento, ma anche no, possono anche diventare delle querce.
Per la serie: " il vento che ci soffia dentro non ci può spostare".

E allora: allora ti rendi conto che forse i muri che abbiamo costruito, eretto, edificato non servono per tenere fuori le persone, ma piuttosto per vedere chi ci vuole davvero, chi ha veramente la voglia di buttarli giù.

Fast forward. 
A ieri, che è stato meraviglioso.

Che ho dimenticato tutto, e mi sono lasciata cullare dalla morbidezza del purè di zucca, dall'aroma del pane sprigionato dal forno, dagli aromi nel sugo del tacchino, e poi passami un bicchiere di vino, forse anche due.

Avvolgi i capelli in uno chignon, diventa civetta con quel tutù e il tacco 15 che mamma Miuccia è sempre una certezza, raddrizza le spalle e sorridi con quelle labbra piene di rossetto rosso.

Che andrà tutto bene.

Che voglio ringraziare.








Voglio ringraziare a priori, e prescindere da l fatto che forse potrei risultare un po' melensa.

Ringrazio per contare le mie benedizioni e ricordarmi quanto sono fortunata, nonostante tutto, anzi forse proprio nonostante tutto.

Voglio ringraziare per questa meravigliosa famiglia che ho intorno, una rete capillari di contatti che si sono rivelati amici veri e che quando ti abbracciano, ti abbracciano così forte che re incollano tutti i pezzetti.

Ringrazio per le mie sorelle, quelle vere e quelle acquisite che ormai il confine è labile, e solo segnato con dello zucchero a velo che con un soffio già sembra che il sangue sia mescolato.

Ringrazio per questo meraviglioso network intorno a questo blog che mi fa trovare email, pensieri e costruire ricordi.
Ringrazio anche per le sfide che mi trovo ad affrontare ogni giorno, agli scudi invisibili corazzati che dobbiamo costruirci intono, perché ci rendono più forti.

Ringrazio questi occhi che mi fanno vedere albe e immergere in tramonti mozzafiato.
Il grazie più ampio alla mia isla bonita che solo se ci penso il cuore mi sorride e via a immaginare futuri spero prossimi in una casa battuta dal sole e dal vento e piene di lenzuola e tende bianche.

Ringrazio per te, che mi tiri letteralmente scema, che mi fai urlare, e non sempre di piacere, che non so cosa succederà adesso però boh.

Ringrazio perché al mattino la mia nonna mi avvolge con il uso profumo, o almeno a me sembra così.
Ringrazio per quella Santa donna di mia cugina che mi segue e mi tollera anche al mattino, quando per me parlare è un'impresa titanica  peggio che per Leo quella di mettere sulla piattaforma di legno la burrosa Katie durante il naufragio. - che poi parliamoci chiaro, su quella zattera ci stavano in due, diciamocela tutta, titanic è il prodromo di tendenze varie e masochiste.

Ringrazio per i ritorni, quelli che ti lasciano spiazzata che che fanno sorridere e stare un po' bene.
Ringrazio per  Valentino e il loro visual merchandising che con le loro vetrine mi portano diretta e senza fermate verso il paese delle meraviglie.

Ringrazio per il siero antirughe della Aesop, per il cioccolato alla lavanda, per il foie gras, per il mojito e per la app "everyday".
Ringrazio per le mille chiamate quotidiane di mamma e le altrettante diecimila di papà: come sentirsi sempre teen-ager nonostante i thirty somthing passati.

Ringrazio per gli uomini con la barba, per le camicie a scacchi e per lo smalto blu della Essie.
Ringrazio per Parigi, per Londra e perché mamma mi ha creato senza la predisposizione alle carie.
Ringrazio per la spa di Bulgari.

Ringrazio per tutta l'intera collezione A/I di Dries Van Noten.
Ringrazio per la zucca, il sedano rapa e lo champagne.
Ringrazio per il cappuccio chiaro e i cappelli di lana e per la mia frangia che finalmente ha deciso di ricrescere e quindi libera nos a malos.








E per questa torta di zucca, che ieri ho cucinato con Cristiano e Claudio di Zappa's kitchen Club.
Tanta roba, per dirla alla milanese.

Pasta frolla (300g farina senza glutine, 200g di burro, 180g di zucchero, 3 tuorli, un pizzico di sale)
purea di zucca 500g
panna  fresca 200g
2 uova
zucchero qb ma direi almeno 200 gr
sciroppo d’acero 2 cucchiai
cannella macinata a iosa
Preparare la frolla e farla riposare in frigorifero per l'ameno mezz'ora. 
Tagliare la zucca a pezzi e cuocerla per una ventina di minuti, con acqua a filo e quando morbida, scolarla e con una forchetta schiacciarla.
Aggiungere la panna fresca , lo zucchero, lo sciroppo d’acero, le uova e la cannella. Mescolare fino a ottenere un impasto omogeneo.
Stendere la frolla,  e versare il composto di zucca e infornare per i primi venti minuti in forno caldo a 200°C e poi per altri trenta minuti a 180°.

Oggi mi trovate qui:
http://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli

giovedì 28 novembre 2013

Gipsy in the kitchen, FATA Onlus e MIALUIS

Così un po' per gioco.
perché tanto quanto mi fa stare bene avere le mani nel burro, al pari adoro coprirmi di macramè.
Insomma, un po' Gipsy goes chic and trullalalà.

Amici che creano prodotti meravigliosi, e mentre creano cucinano con me, ballando su note un po' rap.
Sempre con grandi sorrisi, che la vita di per sé provoca tumulti e scossoni, ma con l'angolatura all'insù del nostro viso riusciamo a superare ogni ostacolo e abbattere ogni barriera di lacrime o scoramenti.

Oggi incontro la fantastica Mia, che con il suo incredibile fratello hanno creato MIALUIS, un brand che realizza quelle borse nelle quali noi perdiamo chiavi e portachiavi, rossetti e ciprie.




Quelle borse che riempiano di immagini, pensieri, emozioni, gioie.

Come quando cerchi frettolosamente il mascara, prima di entrare nella casa di colui il quale quel mascara lo farà sbavare tutto e non per le lacrime.

Come quando cerchi un fazzoletto per raccogliere le lacrime della tua migliore amica o il mocio del tuo bambino.

Come quando la accosti al braccio, e ti senti favolosa perché questa sera hai deciso di risplendere e allora eccola lì, la tua borsa perfetta pronta a essere il tuo scrigno di Pandora per la serata.

Come quando la stringi forte a te, in quel corridoio che ti separa da una nuova vita, mentre aspetti l'esaminatore o il responsabile risorse umane che ti offrirà il lavoro più atteso e sognato e sperato.



Ecco così.

Ma c'è di più.


Mia e Gipsy: ci siamo unite per lanciare un’iniziativa speciale a favore dell’associazione FATA – Famiglie Temporanea Accoglienza ONLUS. 

Quindi eccoci: 

 la Emma small,  uno dei modelli più rappresentativi di Mia,una shoulder bag in pelle di vitello e in versione blu oceano - 195€

Se comprate questa Gipsy Bag,parte del ricavato andrà  in beneficenza per FATA Onlus.
Come sapete  FATA è un progetto nato da Paolo Colonna e sviluppato dalla mia incantevole sorella Caterina Gullo, ovvero la mamma della nostra adorata nipotina superstar Agata.

La potete acquistare qui:



Contiamo su di voi. Gipsy, Mia e la tribù di FATA.

Una ricetta, che noi viviamo di ricette, uova, farina e mani nel burro.


Gnocchi ai coriandoli dell’orto

2 zucchine
2 carote
10 pomodorini datterino togliendo i semini
1 fetta di zucca
1 peperone

Lavare e tagliare a cubetti tutta la verdura.

Riporla in ciotole separate.
Nel frattempo portare ad ebollizione una pentola d’acqua senza sale
Dopodiché buttare 1 alla volta le verdure nell’acqua bollente. Farle bollire per circa 3 minuti. Posizionarle in un’altra ciotola con acqua e ghiaccio. I pomodorini devono essere lessati per soli 10 secondi.

Prendere una padella mettere un cucchiaio di olio e uno spicchio d’aglio in camicia.
Strizzare le verdure e poi versarle nella padella e farle cucinare per circa 10 minuti. Aggiungere sale e pepe a piacimento.

Nel frattempo prendere 5 papate rosse con la buccia. Dopo averle lavate avvolgerle nella carta stagnola, con un coltello bucarle poi adagiarle su una teglia da forno ricoperta da sale grosso, con il buco rivolto verso il sale.

Il forno deve essere caldo e cuocere le papate fin tanto che non si ammorbidiscono. Forno a 180 gradi.

Una volta morbibe togliere le patate dal forno sbucciarle e passarle con il passa patate, aggiungere farina e un uovo.
Lavorale con la forchetta fintanto che il tutto non si amalgama. Dopodiche lavorare con le mani.
Fare dei lunghi grissini grandi quanto un dito mignolo, tagliarli ogni 1.5 cm e passarle sulla forchetta al fine di fare le righette!


Ed oraquanto manca al Natale?
27 giorni

#agipsyinthekitchengoeschristmas




Giving Thanks

perché è una delle feste più belle che ci siano.
perché solo il nome ti fa sorridere.
perché bisogna che ci ricordiamo tutti i grazie che abbiamo il dovere di dire.

Io tra poco comincio a cucinare tacchini, zucche e frolle.
Voi ci siete?


mercoledì 27 novembre 2013

Paola e Leonardo: let's go Gipsy Christmas

Così per gioco.
Che adesso mancano pochi giorni al Natale, ovvero 29 dormite che ci separano da Babbo Natale.

E noi che facciamo?
Costruiamo bacchette magiche fatte con caramelle e farina, aggiungendo miele, burro e zucchero, che i nostri sogni sono leggeri e buoni come questi semplici ingredienti.

Questa volta sono stata da Paola e dal suo Leonardo.
E abbiamo sfornato biscotti cantanti nenie natalizie e ballando su un rock inventato, a lume di candele, tutte di rosso agghindate.

Che l'amicizia nasce anche così, e si cementifica mischiando burro e cannella.

Una ricetta perfetta, un po' Gipsy, che sa di sapori antichi mischiati a qualcosa di nuovo.

Willy Wonka ci farebbe un baffo.
Anzi, ci sposerebbe.



RICETTA CHRISTMAS COOKIE POPS

200g di farina
100g di zucchero
100g di burro
2 tuorli
1/2 bustina di lievito
1/2 cucchiaino di sale
100g di caramelle o leccalecca colorati
stecchi da leccalecca


Versate la farina a fontana sul piano di lavoro.
Mettete al centro il burro ammorbidito a temperatura ambiente, i tuorli, lo zucchero, il lievito e il sale, mescolate e lavorate con la punta delle dita.

Quando l'impasto sarà liscio, formate una palla ed avvolgetela nella pellicola che metterete in frigo per circa 20 minuti.
Nel frattempo frantumate in piccoli pezzetti i leccalecca divisi per colore.
Stendete l’impasto su un piano di lavoro, ritagliate i biscotti della forma desiderata con gli stampini e, con uno più piccolo, ricavate un buco al centro che riempirete con la polvere di caramelle.
Inserite in ogni biscotto un bastoncino e cuocete a 180° per circa 10-12 minuti.
Cospargere i biscotti con dello zucchero a velo.


oggi mi trovate qui
http://www.lefunkymamas.com/category/rubriche/otta-love-mums/

venerdì 22 novembre 2013

Why would you change on me When I took a chance on you.

Vento: un vento freddo, mentre si cammina stringendosi un po' più forte dentro gli starti di maglioni.
Un vento che però non ci sposta, ma solo rivoluziona, alza qualche foglia, muove qualche fiore rimasto, accarezza queste bacche rosse che un attimo è già natale.

E così: così è arrivato l'inverno. Con le collant calde, con il forno acceso, con le 4 o forse 5 coperte sul letto. Io vado a prendere lo scatolone pieno di decorazioni natalizie e l'albero lo faccio martedì.
E così è arrivato l'inverno e noi stiamo aspettando la neve: come cantano i Coldplay, quando stai ancora aspettando la neve, non sembra che sia già Natale?

Io mangio sushi sfizioso fatto apposta per me da Hiro e mi perdo in movimenti di rami secchi davanti alla mia finestra.
Mi piace partecipare al cambio di luce. Un attimo è buio. Un attimo è pioggia. Un attimo ed è un tè caldo che sospende i pensieri in una virgola, tra una mail scritta frettolosa e uno scudo invisibile per parare colpi.


Mi piace pensare che oggi uscirò dall'ufficio, troverò un rossetto color cranberry, magari già una ghirlanda che sa di abete e mi perderò a mangiare zucca al forno, che noi i draghi, le streghe e i brutti pensieri li scacciamo così, arrostendo zucche con spezie varie.

Questa settimana non è stata facile.
Anzi: questa settimana è stata la summa di grovigli difficili da risolvere e pensieri distratti.
Ed ho perso persino l'anello uguale alla mia amica del cuore, credo cucinando.
Io mi rifugio in belle fotografie di renne e di ricci, che sono un po' il mio shake the happiness. Penso alla fortuna di ciò che è stato fino ad ora, alle carezze delle mie amiche, e rimpiazzo la negatività con un segno "+", magari aggiungendo uno dei tanti asterischi che ci piace tanto e che possa rimandare con un fast forward a tempi migliori. *

Mi avvolgo in maglioni tartan e vado a bere con Chiara, Laura e Simona un mojito, mentre fuori ci sono pochi gradi e noi invece ricordiamo così questa estate che dovremo aspettare per un po', adesso.




Nel mentre è successo che ho cucinato delle  tartellette meravigliose, così buone da essere commoventi.

Che voglio andare a farmi un nuovo tatuaggio.
Che parto per mercatini natalizi per un'altra avventura con QVC.
Che giovedì 28 novembre noi festeggiamo con Verger il Ringraziamento e cucina Gipsy. Gipsy come residente chef. Chi viene?
Che veramente il nuovo blog adesso è dietro l'angolo: online a brevissimo e consacra il sodalizio con una persona speciale.
Che mi sono messa lo smalto blu e mi sono infilata in un tutù taglia 8 anni.
Che settimana prossima l'unico impegno è stare con la mia famiglia.
Che amo accenndere i fiammiferi e ancora di più amo la scia di odore che lasciano dietro.
Che vivrei di mochi giapponesi. E pizza al salame piccante e brie.
Che voglio andare a sciare.
Che però penso alla mai isla bonita e al mio ultimo weekend lì, con i Supereroi del mio corazon - ovvero i miei migliori amici.

Che che che.

Che alla fine a me piace l'inverno: per il sakè caldo, per il vino rosso, per le vellutate, per gli arrosti, per il rosmarino in balcone pieno di neve, per le serate che partono da un aperitivo con una bottiglia buona si evolvono in cene e risotti last minute e abbracciano poi chiacchiere e confidenze di tarda notte. Per le canzoni che escono adesso, che anche se non vogliono sembrare natalizie, hanno rimandi a campanelli e ambienti caldi, e allora ti senti subito confortata dalle parole.
Che ci sono le foglie gialle e le pigne e io vorrei raccoglierle tutte.
Che accendo candele a iosa in giro per casa. Che faccio lunghi bagni caldi.
Che rincorro raggi di sole al mattino appena sveglia, quelli che si depositano sul pavimento freddo della cucina.


Tartellette di pasta brisè con creme fraiche, aneto e fichi caramellati.

1 rotolo di pasta brisè
fichi disidratati
rum di buona qualità
creme fraiche
aneto fresco
zucchero

Mettete i fichi dentro una pentola antiaderente con del rum, un po' d'acqua e almeno 6 cucchiai abbondanti di zucchero. Accendete il fuoco e fiamma moderata e lasciate caramellare.
Nel mentre tagliare la pasta brisè a rettangoli, e infornare a 180°C per circa 10 minuti.
Per la composizione: sulla tartelletta, un cucchiaio di creme fraiche, un po' di aneto e due fichi.




Christmas carousel.
Mancano 32 notti a Natale.







lunedì 18 novembre 2013

I can put a little stardust in your eyes, put a little sunshine in your life. From marieclaire.it with love

Novembre.

Novembre che inizia con un giorno in cui compriamo crisantemi e i nostri pensieri volano al di là delle nuvole e abbracciano  i nostri cari che non ci sono più.
O meglio, che non sono più qui con noi nel senso tradizionale del termine perché in realtà, come dice Antoine Laurent Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Per gli americani invece novembre è un attimo,  in cui bisogna dire Grazie, mangiare tacchino ripieno e  purè di patate e burro.

Come se  solo per un giorno all'anno bisognasse ricordare di spolverare dall'armadio la gratitudine.
Come se solo per un giorno all'anno bisognasse farsi scaldare il cuore dal ricordo di chi abbiamo amato così tanto quando era ancora in vita, quando i nostri cuori battevano di uno stesso tamburello.

Come se.




Per me novembre è l'inizio dell'autunno: l'aria si fa fredda, finalmente ci si avvolge in cachemire confortanti, compriamo collant nuove e torniamo a cucinare usando mele e cannella.
Le zucche sono mature e si sposano in sodalizi perfetti con risotti e composte, le luci nelle case si fanno gialle ed a ogni pianerottolo di scale ci si sofferma sogghignando a ascoltare, si ad ascoltare, i profumi delle cucine di questi perfetti sconosciuti con cui dividiamo il blocco del nostro palazzo.

Di gratitudine, qui, adesso, voglio parlare.
Di gratitudine e di ricordi che avvolgono come quella coperta morbida lasciata sbadatamente sul divano prima di uscire.

Un weekend quello appena passato che forse non è altro che l'inizio del mio carosello di Natale perché è stato un regalo atteso e scartato con l'emozione di una bambina davanti alla sua prima Barbie.

Simona ed io.
La mia "cugi" ed io.
- Cugi è limitativo perché siamo conviventi, amiche, sorelle, famiglia .

Un weekend di quiete perché gli impegni ci travolgono e sono così stanca di dire che non ho tempo: il tempo si deve trovare, e subito.
Per fermarsi e riconnettersi all'immensa fortuna e gioia di tutto quello che ci circonda.
Per vivere semplicemente spalancando gli occhi sui lussi veri che ci avvolgono: gli amici, la famiglia, l'Amore, in ogni sua forma e accezione.
Per osservare e scoprire il mondo.
Per capire e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Per fermarsi a parlare con sconosciuti






Così eccoci, sedute su un tavolino nel verde immerso in un orizzonte incantato,  a strizzare gli occhi al sole mentre mangiamo formaggi con marmellate di fragola e pepe rosa, a commuoverci pensando ai nostri nonni, e intanto il bicchiere di Chianti con tutti gli strati di golfini che abbiamo addosso scaldano il cuore e l'umore.
Dicono che sia novembre, a me pare una questione di un attimo sospeso in un tempo troppo magico per essere definito.

E allora ricordiamoci di vivere, e non soltanto di esistere.
Il presente nel quale ci siamo ritrovate deve essere simile al futuro che sogniamo.
Ne siamo pronte?

Quando il primo ricordo? La mia memoria è olfattiva o tattile?
Mio padre spesso mi taccia di essere superficiale, mi dice che volo sopra le cose come una farfalla, senza rendermi effettivamente conto di quello che succede: forse è questo retaggio, la paura di ritrovarmi in questa critica, che mi auto impone la massima disciplina nell'annotare ogni emozione che mi avvolge nel quotidiano.

Il mio primo ricordo: il mio nonno Dino che mi annaffia con la canna dell'acqua in giardino a Lanzo, con mia nonna Irma che lo rimprovera. Oppure ancora: il coniglietto di peluche giallo comprato al Bazaar. E il mio coniglio, vero questa volta, Gedeone.

Quando è mancato il mio nonno, avevo forse 5 anni: me lo dissero a funerale avvenuto, in una giornata tiepida milanese e primaverile. Ricordo tutto: mia mamma che piange, io che le chiedo come sta il nonno, davanti al Garage di Piazzale Susa. Lei che mi dice che il nonno non c'è più. Le mie gambe che per la prima volta cedono e mi ritrovo a piangere inginocchiata a lei senza capire esattamente quello che succede.

Memoria tattile e olfattiva: le perle della mia nonna Irma, tra le mani, e il suo profumo Mitzuko.

E poi la vita va avanti ed arriviamo con un forward velocissimo  all'adesso.
Pensieri sparsi e a profusione.
Per esempio che l'amore è un affare serio.
Che quello che capita nel cuore, capita e basta.
E non puoi farci niente.
Non ti puoi imporre determinati pensieri o atteggiamenti perché tutto segue un flusso, un destino che è a priori e a prescindere dalla nostra volontà che vorrebbe solo imporsi nel mezzo.





Abbiamo amato, abbiamo perso e ci siamo anche rotte: ma abbiamo rincollato il tutto con scotch colorati a pois gialli e arancioni, reinventando ogni giorno qualcosa di nuovo per distogliere il pensiero da quello che ci faceva male.

Che si passa dalle cotte adolescenziali, quelle in cui il massimo slancio è trascrivere canzoni sopra la smemoranda e baciarti sul motorino fuori da scuola, dove il dramma è che tua mamma non ti fa uscire con la minigonna corta e allora tu ti cambi in ascensore, per poi essere beccata da Suor Graziella che prontamente ti fa infilare in uno scafandro di lycra che è la tuta da ginnastica brandizzata orsoline e quel brufolino che ti viene proprio tra l'intervallo in cui scofani la focaccia e il momento della campanella,  quando finalmente vedi l'oggetto di cotanta foga aspettarti fuori e ti senti super fica e fai la super fica con le tue amiche del genere "ehy io ho il fidanzato che dallo Zaccaria viene a prendermi in motorino e allora andiamo ai giardini di Palestro a pasticciarci un po'".
Poi però ti chiamo e ti racconto tutto.

E poi, dopo una manciata di secondi che fanno capitare le prime carezze, e i primi batticuori veri, arrivi  fino a una convivenza nella quale metti tutta te stessa, perdendoti dentro lui che per te era l'uomo della tua vita, con il quale già ti vedevi su una passat famigliare con un labrador e due nani, per lui che misuravi il tempo con la sua presenza e la sua assenza e un bel giorno ti accorgi  che quello, seppure amore, è un amore non sano: ché non bisogna mai perdersi dentro gli altri.
Ché bisogna piuttosto ricordarsi di quello che siamo e di ciò che meritiamo: ovvero una persona che regali leggerezza mentre in maniera spontanea offre un Amore che accade, semplicemente nel cuore, e tu ti ritrovi così: meravigliata di cotanta semplicità e al tempo stesso profondità.
Che forse non era quello che ci si aspettava, ma è in effetti ancora meglio di quello che si stava sognando.

Che non importa come andrà, che succederà da adesso in avanti: l'importante è sorridere e non dimenticarsi mai del potere che queste quattro ossocina rivestite di carne hanno, potere che arriva dalla cassa toracica.

Noi, la nostra frangia, i nostri tatuaggi, la nostra passione per le zucche e le marmellate, le nostre forme di budino e di stampi che ormai collezioniamo insieme ai deliri di chiffon che abbiamo negli armadi:  siamo pronte a dare amore,a fare massaggi e  a costruire nuovi possibili scenari e mondi da esplorare insieme.

Che la vera avventura si esplica ogni giorno al di fuori e lontano da paure, e noi vogliamo solo un uomo che ci prenda la mano e abbia il coraggio e l'onestà di tenerla stretta a sé, di tenerci strette a sè, senza esitazione e senza ritrosie, ma solo con perserveranza, leggerezza, un po' di umorismo e tanta fedeltà.
Che non vediamo l'ora di imparare a fidarci di nuovo.
Che non vediamo l'ora di abbattere ogni muro che ci separa dall'abbandono alla gioia e dallo sciogliere ogni senso, come l'acqua per il cioccolato, senza pudori e sorridendo.
Che non vediamo l'ora di questi baci che staccano l'anima e la fanno volare.
Che non vediamo l'ora di costruirci il paradiso qui in terra, tra la cucina e la stanza da letto.





Gipsy Travel Tip:
Come teatro di questa meravigliositudine abbiamo scelto una delizia sul lago di Garda, il Lefay Resort.
Fatto di quell'architettura ecosostenibile che adoriamo, di legno, di alberi, di cespugli di bacche, di piscine calde che si vanno a perdere oltre il panorama.
A un certo punto, l'estasi era così apocalittica che mi sembrava di aver perso la cognizione di dov'ero: Bali o Lago Di Garda?
Con uno chef , Matteo Maenza, che merita non una, bensì tutte e tre le stelle Michelin.
Con il suo aiuto, Federico, che sforna pizze e dolci con maestria ed è un trionfo per il palato e per la vista, ma pure l'olfatto si trova a suo agio tra aromi di lieviti e vaniglie.
Con una somellier preparatissima, simpatica e deliziosa.
Relax allo stato puro, coccole 2.0.
Una ricetta che mi ha rapita, qui. 




Pera, crescenza e cardamomo

Mousse di pere:
50 ml di panna
55 gr di purè di pere Williams
20 gr di zucchero semolato
2 pezzi di fogli di gelatina
2 cucchiai di grappa di pere Williams

Biscotto al cioccolato

100 gr di cioccolato fondente al 55%
50 gr di burro
1 tuorlo
2 albumi
50 gr di zucchero
40 gr di farina

Mousse alla crescenza

50 gr di crescenza
20 gr di panna liquida
10 gr di zucchero
50 gr di panna semi montata
Gelatina di pere
30 gr di purè di pere Williams
15 gr di pectina con 30 gr di zucchero

Montare la panna a neve morbida. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda, strizzarla e scioglierla nella grappa di pere, addizzionandola con il purè di pere, quindi aggiungere la panna montata.
versare il tutto in uno stampo rettangolare sul cui fondo verrà disposto uno strato di biscotto di cioccolato.

Per il biscotto.

Montare l'albume con l'aggiunta di zucchero. Fondere a bagnomaria il cioccolato con il burro, aggiungere i tuorli quindi la farina ed infine gli albumi montati a neve. Versare il composto sui tappetini di silpat, quindi stendere l'impasto in modo uniforme ad uno spessore di 5 mm. Cuocere a 170°C per 15 min.

Mousse di Crescenza

Scaldare la panna liquida e con l'aiuto di una frusta mescolare la crescenza e aggiungere la colla di pesce ammorbidita in precedenza e sciolta nella grappa.
A parte montare la panna con lo zucchero semolatoe una volta pronta incorporarla al formaggio.
Mettere il tutto in una vaschetta e lasciarla riposare in frigorifero 1 giornata.

Per l'impiattamento: tagliare la mousse a rettangoli di 3 cm per 6 cm e disporre sulla superficie della mousse una lastra finissimadi cioccolato della stessa dimensione della mousse.

oggi mi trovate qui
http://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli