a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.

a gipsy in the kitchen | love, food, fashion.: ottobre 2013

giovedì 31 ottobre 2013

2.0 - It's a family affair - From marieclaire.it with love

Cosa rende una famiglia, una famiglia? 
Cosa ci fa restare uniti, cosa scatta tra un drink e una stretta di mano che trasforma due conoscenti, due amici, in famiglia? 
Basta forse un aperitivo condiviso? 
O un favore fatto e poi restituito? 
O una canzone cantata a squarciagola insieme nel fresco della notte fonda, in una macchina? O ancora: una cena cucinata con amore e divisa in uno stesso tavolo? 

Cosa scatta tra un nucleo di persone che intessa un fil rouge sottilissimo  fatto della stessa materia con cui sono fatti i sogni, eppure che diventa miracolosamente indissolubile e stringe e trattiene e soprattutto sostiene e unisce?

Mai come nell'ultimo anno mi è capitato di capire così bene, così fino in fondo, l’importanza di questo gruppo di persone, all'apparenza così diverse e con poco in comune l’uno con l’altra eppure che sono diventate la mia famiglia proprio dopo magari un semplice abbraccio, o un semplice aperitivo, o altri dopo una lettera, o una stretta di mano. 

Così si prende e si parte in vacanza insieme: tutti insieme appassionatamente sotto lo stesso tetto, dividendo la spesa e facendola andare bene sia per chi è in regime gluten free, sia per chi invece mangia carboidrati da mane a sera. 



Così si prende e si va insieme alla ricerca di mercati agricoli nel mezzo di Milano, con nane che diventato nipoti adorate e che basta un loro sorriso per capire che la vita alla fine, non è poi così tanto complicata. 

Oppure si passano trasferte parigine a scambiare bacche di Goji e mandorle perlate per non avere crolli psicofisici da stanchezza da sfilate, outfit che ci fanno sembrare meglio di Blair Waldorf, confidenze e decaloghi su uomini, per poi scoprirci tutte eterne innamorate, eterne romantiche a fantasticare su quando ci sposeremo in una chiesetta di montagna piena di neve, o forse a San Francisco a Formentera, l’importante comunque è essere tutte in Valentino vestite. 

Ancora: dichiari che sei sulla strada della celiachia e arrivano pacchi di spesa su misura per te, perché noi crediamo che la condivisione sia sempre amore. 

Ancora: chi conosce le tue stranezze, quelle che tu odi tanto, i tuoi difetti e li sminuiscono, facendo leva su parole come < sei adorabile, basta così, i conti li sistemiamo> e da lì parte una forza e un coraggio che mai si credeva possibile. 

E poi: biglietti di concerti e fughe in Toscana quando il cuore pesa troppo e allora si va ad alleggerirlo ascoltando upupe in vallate solitarie dove l’unico segnale e il respiro che riprende la sua marcia tranquilla. 

Di nuovo: favori scambiati, bene lanciato in aria, che comunque il bene genera sempre bene e quando meno te lo aspetti, quando proprio ne hai più bisogno, ecco che torna indietro, con anche gli interessi e allora ti accorgi che non sei fucking naive a fidarti delle persone. 
Che c’è ancora chi si ricorda del bene ed è pronto a regalartene altro, indietro, come moneta di scambio. 

Amici, famiglia, che dedicano il loro tempo libero a costruirti una grafica del blog che spacca. 

Amici, famiglia che ti prendono e ti portano al Plastic. Che ti preparano la colazione. Che scovano ristorantini cinesi dove spendi 15€ a testa, compreso tutto il vino, chè qui siamo tutti in spending review. 

Amici, famiglia che vai in ufficio nervosa e ne esci saltellando che nel mezzo ti portano a mangiare il bollito all’Aurora oppure ordinano una delivery della nostra pizza preferita: salame piccante e brie. E non puoi non riderci sopra. 

Amici, famiglia che da Amsterdam non smettono di farti sentire quanto tu sia speciale per loro.

Cugine, poi, che sono sorelle. Ne parliamo?

Amici, famiglia che il mattino capiscono che non sei una persona che ama i risvegli e allora colazioni silenziose e cuori a profusione che tanto poi per tutte le comunicazioni di servizio c’è whatzup. 

Amici, famiglia, che ti ricordano il percorso che hai fatto, che ti sostengono in ogni progetto, che credono in te anche quando tu proprio non ci riesci. 

Amici, famiglia, che fanno con te il countdown natalizio, appena si torna dalle vacanze estive perché sanno quanto ami Babbo Natale. 

Amici, famiglia che hanno sempre un letto caldo e un bicchiere di bollicine per te in frigorifero, che ti ascoltano quando sei in preda a logorrea chiacchiericcia e poi ti sorridono e ti dicono < ho capito>, un abbraccio, occhi che si parlano e le lacrime che vengono raccolte e asciugate nella maniera più naturale del mondo. 

Due sere fa è successo che ancora una volta si è svelato il concetto di "we are family" nella forma più eccezionale del termine. 
Due sere fa due persone che amo tantissimo hanno dimostrato quanto sono meravigliosamente uniche e pronte a regalare a tutti ciò che di meglio hanno: la loro essenza. 

Chi tramite la cucina, chi tramite le fotografie.




Quindi ecco: Pietro Baroni. Ve lo ricordate? Aveva fatto a Gipsy questa foto, circa 8/9 mesi fa. E oggi è con Radio Deejay con #deejaynellarmadio. Lo trovate in mostra fino al 15 novembre a Milano, al progetto Calabiana a Milano.

E quella sera il catering lo faceva quella fatina bionda della mia Carla Maria. Lei che mi consiglia fiori di ciliegio per stabilizzare l’umore. Lei che mi regala alzatine di vetro e libri di cucina.
Lei che crede sempre in me. Lei a cui ho imparato a volere così bene. 

E gipsy ha mangiato il miglior risotto della sua vita. 

E non lo dico perché devo fare sviolinate. Ma perché è così. 
Lo zafferano perfetto, che lo chef Marco Sacco mi ha spiegato con un amorosità negli occhi da far commuovere una foodie geek come me, che è lo zafferano di Mun, in Svizzera, vicino a casa sua. 

Un soffritto fatto con la stessa base della bouillabaisse. 
Un burro chiarificato con aglio e alloro e cipolla bionda. 
Un cotechino speciale, così buono da sembrare briciole di pane, talmente morbido.




Ecco la ricetta. Enjoy. 

RISO 3 C: 
CARNAROLI, COTECHINO, CHINOTTO.

Ingredienti per 6 porzioni 

40 gr burro allo scalogno 
480 gr riso carnaroli
60 gr vino bianco
1,8 kg brodo vegetale 
60 gr parmigiano reggiano
30 gr butto
3 gr zafferano 
200 gr cotechino
150 gr salsa al chinotto per il burro allo scalogno
70gr burro 
1 scalogno
1 spicchio d'aglio
1 foglia d'alloro

Per il burro:
Lasciare in infusione su una fiammella per 20 min filtrare

Per la salsa al Chinotto
400 gr porto rosso 
20 gr creme de cassis
100 gr chinotto 
1 gr cardamomo 
1 gr cannella intera

1) Unire tutti gli ingredienti e ridurre sul fuoco fin che raggiungerà una consistenza sciropposa. 
2) Filtrare e usare fredda 

Per il Brodo Vegetale
2 kg acqua 
80 gr carote
80 gr cipolla bianca novella
100 gr porri
50 gr Sedano verde
20 gr aglio 
2 pz foglie d'alloro
2 gr pepe nero 

Mondare le verdure e metterle in una pentola con l’acqua, portare a bollore a fiamma lenta e lasciare bollire per 30 min, lasciar riposare 30 min Finitura Tostare il riso col burro allo scalogno, sfumare col vino e aggiungere lo zafferano. Portare a cottura col brodo vegetale e correggere con sale e pepe, e mantecare con burro e parmigiano Disporre il riso al centro del piatto e stenderlo, fare una spirale con la salsa al chinotto, disporre una quenelle di cotechino al centro. 

oggi mi trovate qui: 
http://www.marieclaire.it/Cucina/Il-blog-di-Alice-Agnelli

mercoledì 30 ottobre 2013

Gipsy loves Mamas - Martina e Luce

Amiche.

Che era lei che è venuta con me, mentre aspettava Luce, al 3 mese forse, a fare il trasloco, chiudere una porta  e infilare in una mini gli ultimi 5 anni della mia vita.




Che era lei che ha riempito il collutorio e il Braulio di sale e dado da cucina, " perchè tu sei troppo buona, ci penso io a vendicarti".

Che con lei inventiamo neologismi e attributi particolari.
Che lei si che mi comprende quando dico che è top cucinare in abito da sera.

Che insieme piangiamo davanti a Un Giambattista Valli e attendiamo la sfilata di Valentino come fosse il momento clou della stagione.

Che Luce profuma di pesca e Martina di vaniglia.

E insieme abbiamo fatto il Tiramisù.








Ecco la ricetta...e un video per sognare insieme.


Tiramisù (che non dormo più)


5 uova
125 zucchero
500 mascarpone
250 savoiardi
Caffè

Montare gli albumi a neve
Incorporare lo zucchero ai rossi
Mescolare i due impasti
Bagnare i savoiardi nel caffe
Procedere con la stratificazione




Oggi mi trovate qui

martedì 29 ottobre 2013

When you wish upon a star

Come questi 18 gradi quando avevi già tirato fuori i maglioni pesanti.

Come una telefonata che non ti aspetti e che illumina una speranza nuova.

Come quando ti alzi un po' a fatica dal letto, gravata da mille pesi troppo grandi da sobbarcare sulle spalle,  e poi però trovi il profumo del caffè a ricordarti che forse comunque, tutto poi si sistema sempre.

Come quando ti ritrovi nell'abbraccio di amiche vere.

Come la neve che copre i tetti e tutto è silenzio, e i vetri della cucina appannati e sembra una favola.

Come le canzoni di Bon Hiver e dei Band of Horses.

Come un crumble di mele e pere, al profumo di cannella.

Come Kunitoraya a Parigi.

Come il Natale che sta per arrivare e pensi che comunque, che tu ci creda o no, il 24 dicembre, la notte, è sempre magica, ha qualcosa di trasparente nell'aria e di scintille nei passi. E la pace, la pace che comunque c'è quella sera.


Come il conforto dei piccoli rituali quotidiani.

Come quando mischi un uovo con lo zucchero e poi aggiungi la farina e voilà: qualcosa di magico si è compiuto.

Come il primo camembert di stagione, con la marmellata di mirtilli.

Come quei limiti che diventano nuovi orizzonti.

Come la luce fresca del mattino della mia isla bonita, e subito dopo quei tramonti mistici che tolgono il fiato.

Come un'email che arriva e non ci speravi più.

Come nuovi progetti che si compiono, che si realizzano e tutto sembra più facile e l'affanno che attanaglia la gola abbandona il nostro corpo e si trasforma in battiti accelerati.

Così. Che questo autunno è un po' così.
Pensare che io amo settembre, ottobre e novembre, per non parlare di Dicembre, ma è un po' che non ricordo la serenità che questi mesi mi dovrebbero dare.


Ma forse va bene lo stesso: bisogna continuare a ripetersi che siamo esattamente dove dobbiamo essere e tutto arriva per insegnarci lezioni, nel peggiore dei casi, e nel migliore per renderci più felici.

Credo che il segreto sia veramente guardare in prospettiva e arroccarsi su quei punti fermi che ormai fanno parte integrante del nostro percorso verso la serenità.

Nel frattempo è successo che ho intervistato Csaba, Davide Oldani, , Milly Callegari, Andrea ApreaSara Porro e le funky mamas.

E se cliccate su ognuna di questi nomi, trovate tutti i video.

( follow le braccione di Gipsy...arg. Come diceva mio nonno, "braccia rubate all'agricoltura"...però nei miei outfit sono caruccia, no?)


Succede che i video con le funky mamas stanno andando alla grande e domani sarà il turno di Martina con Luce.

Succede che metà novembre è qui, il blog, il nostro coffe table sta per cambiare e diventare ancora più uao: io ogni volta che guardo che lavoro meraviglioso ha fatto il mitico Umbi mi commuovo.
E per celebrarlo nuovi video, un progetto glutenfree, profumi e balocchi - letteralmente - amici che fanno borse meravigliose e collane per Gipsy e per voi.


Una nuova cena con Verger, per festeggiare Thanksgiving.
Cucina Gipsy, ci sarete?
Voglio candele, voglio lucine bianche, voglio mini ulivi come centro tavola.

E poi...poi quanto manca di già al Natale?

56 giorni, 12 ore e 20 minuti

E quest'anno voglio lavorare su questi problemi che mi seguono e voglio risolverli perchè merito un Natale di quelli uao, di quelli da fiaba, di quelli fatti di profumi dal forno, abbracci che liberano e baci che scaldano. Di abeti decorati, pacchetti pieni di regali pensati e tutto ciò che ci rende felici.





domenica 27 ottobre 2013

I could fill your cup, You could be my luck even in a hurricane of frowns

Ci sono dei momenti come questi che si ci sente un po'..sbagliati.

Tipo quando esci e  vedi che sta per piovere ma l'ombrello lo lasci a casa lo stesso, per poi ritrovarti con una frangia arricciata e l'umidità e il suo odore addosso.

I motivi sono tanti, molteplici.

Quei momenti in cui ti fai piccola piccola e ti perdi dentro le cuffie dell'ipod, e parte quella canzone e il cielo albeggia  e tu ti senti fuori dal contesto.

Quei momenti in cui  senti di esserti schiantata contro la realtà, di nuovo, forse solo per avere l'ennesima conferma di essere presente a ogni emozione.

Quei momenti in cui maledici Carrie Bradshaw quando dichiarava che abbiamo bisogno del dramma per far funzionare le cose.

Quella frazione di buio che necessitiamo ogni tanto per poi tornare a invadere tutto con la nostra luce.

Perchè il tempo non è mai abbastanza: per passarlo con la propria famiglia, per ricordarsi di compleanni, per dedicarsi a ciò che ci rende felici, per abbracciare le amiche.

Perchè forse soffriamo un po' di iatrogenesi psicosomatica e allora cominciamo a temere per gli effetti che questi continui attacchi molteplici possano avere sul nostro corpicino e sulla nostra anima.



Perchè si vorrebbe qualche ora in più per allungare verso il parco, che in questo periodo è così bello pieno di foglie che scricchiolano e colori che vanno in pendant con il nostro rossetto rosso o con i maglioni color senape che ci piacciono tanto ma che ci fanno somigliare a Piperita Patty.

Perchè si vorrebbe risolvere già ogni problema, senza affrontare il percorso.

Perchè la vita non è semplice e ognuno lotta la propria battaglia per raggiungere una dimensione di pace, per trovare una bussola che permetta la circumnavigazione serena.

Perché io cucinerei un sacco, ma si fa fatica a stare dietro a tutto, a tutti.

Tutto questo rumore, tutto questo vociare.
E io vorrei scrivere seduta su una panchina, che come la panchina avesse un wifi fantastico, con la mia tazza di te' caldo e uno scone e qualche popcorn e molti pensieri slegati ma connessi.

Perchè avrei dovuto fare il crumble di mele oggi e invece ho fatto muffins.

Perchè alla fine di tutto non è mai abbastanza, per nessuno.

Che noi entriamo in quella categoria di persone che dicono esattamente quello che pensano e ci aspettiamo lo stesso dagli altri. Ma avviene raramente.

Perchè per come siamo fatte ci fermiamo abbastanza spesso per essere sicure di aver soddisfatto ogni esigenza e quando non riusciamo la lotta interiore è tra titani: l'anima e il cuore versus la razionalità che si batte per preservare un minimo di equilibrio.



Perchè ci si vorrebbe perdere in maglioni pesanti e larghi e grossi per trovare la leggerezza di un weekend fatto di piccoli lussi: la colazione con i band of horses, i piedi nudi sul pavimento freddo, la noia di rivedere film che si sanno già a memoria per concedersi lo sfizio di crollare addormentati senza sensi di colpa.

Oh: i sensi di colpa. Oh.
Su questi fanno leva tutti: forse per via della nostra morale cattolica che ci ha cresciuto ricordandoci che per ogni caramella guadagnata, bisogna per forza poi patire.

Però.

Però arriva quel momento in cui è più forte la voglia di scrostarsi questa tristezza da dosso, come se fosse una spugna leggermente abrasiva che corrode ogni grigio per dare spazio a nuova luce di entrare e illuminare, guarire, consolare.

Perchè la vita che abbiamo sognato deve per forza essere a un passo da noi, deve per forza essere lì, ad attenderci.

Perchè l'Amore è una cosa semplice, che dell'affanno noi non vogliamo più saperne, se non di quello bello quello che si ha tra un bacio e laltro quando l'aria non basta e le bocche si cercano.

Perché a volte essere randomici non vuol dire essere persi, ma semplicemente inventarsi nuovi modi di affrontare il quotidiano, senza troppe planimetrie.

I sentimenti appaiono quindi come visitatori che entrano ed escono e allora lasciamoli andare che come qualcuno ha detto, l'ospite dopo un po' puzza: come rain or come shine.

Vorrei una tempesta perfetta, da stare a casa e vederle gocce sbattere sulle funeste, sentire il vento dagli spifferi e abbracciare ogni amore mio, ogni persona della  mia famiglia solo con carezze fatte di parole e pensieri.

Vorrei anche un po' la neve e mi piacerebbe credere che questo Natale sarà incantevole: di quelli in cui tutti i sogni diventano realtà, di quelli pieni di luce, di caminetti accesi, di maglioni caldi, di carezze, baci, baci e baci, oh che baci, e progetti condivisi e vita che si crea e perché no, magari anche di una Celine, di un tartufo bianco e di un kitchen aid. Di abbracci improvvisi da dietro, di sorpresa, che ti afferrano per  fianchi e di picnic in abito da sera accanto al pino agghindato. Di sere che finalmente ci si addormenta sicure che tutto quello che ci faceva preoccupare non esiste più perchè risolto. Di film e musiche di natale e candele alla cannella.

E forse un po' questa sera me la racconto questa favola, prima di dormire: perché se questi muffin a cui ho sbadatamente omesso il burro sono venuti così buoni, allora forse, forse, è veramente vero che da uno sbaglio, da un percorso sbagliato, da una parola detta male...ecco nascere qualcosa di stupendevolmente e sorprendevolmente azzeccato, se pur azzardato.

Ricordiamoci e ripetiamolo in coro:

noi siamo antifragili. 

Siamo come New York: edificate per reagire alle avversità.





Quindi buona fine di domenica folks.

E un muffin che sa di noi.
E che ci possa accompagnare mentre domani camminiamo con quegli stivaletti caldi tra il parco che sa di castagne matte e terra umida, che solvitur ambulando.



Muffin all'arancia e cranberries

aroma di fiori d'arancio
cranberries
un bicchiere di rum di buona qualità
120 gr di farina ( per me senza glutine..yo! )
1 bicchiere di latte di mandorla 
mandorle tostate
cannella
2 uova
150 gr di zucchero
bustina di lievito vanigliato  
60 gr farina di mandorle

Far rapprendere i cranberries del bicchiere di rum per 15 minuti.
Nel frattempo pre riscaldate il forno a 180°C.
Tostate per qualche minuto le mandorle, e metterle da parte
Sbattere le uova con lo zucchero per circa 5 minuti.
Setacciare le due farine con il lievito.
Scolare i cranberries e unirli all'impasto con qualche cucchiaio di aroma ai fiori d'arancio.
Unire infine tutti gli altri ingredienti fino a rendere un composto omogeneo.
Infornare a 180°C per circa 30 minuti.

martedì 22 ottobre 2013

Passenger. I weekend sono fatti per le amiche, per le zie con le nipoti e per tanta Serendipità.

Ci sono momenti, attimi.
In cui tutto sembra travolgerti: incombenze, macigni che sei obbligato a scansare per non esserne investito, altre volte invece se sei meno fortunato li devi trasportare.

Così: un attimo che ti stai lamentando di quello che devi fare, di bagagli emotivi troppo pesanti da trasportare, del tempo che non basta mai.

E un secondo dopo sei su un aereo per Londra.
In un weekend in cui in realtà le tue uniche intenzioni bellicose erano dirette verso un rapporto intenso con Morfeo e il letto.

E invece no: sciocca ancora io che programmo. La Vita ci ha già sorpreso abbastanza ribaltando programmi ben più grandi che quelli di un weekend d'autunno.

Corri a Linate, prendi un aereo, noi che prendiamo aerei come tram,  scendi da questo aereo che fa così chic pronunciare le sue sigle, " I am flying BA",  e ti ritrovi al terminal 5 circondato già da luci natalizie, e poi sul taxi passi davanti ad Harrods che è un tripudio di quelle luci bianche che avvolgono e confortano.

E poi ancora: in una taqueria a mangiare ceviche e guacamole e a bere un margarita all'hibiscus, disquisendo degli ultimi sei mesi con una zia che continua a chiederti se fai abbastanza yoga e mediti almeno tre ore al giorno e tu vorresti urlare, non  faccio abbastanza nè l'uno nè l'altro perché sono in deficit da tempo mancante e sonno arretrato ed è tutta una corsa, e il mio cuore si stropiccia e faccio mille cose, e sono annoiata da questi uomini che predicano di volerti ma non fanno nulla per averti.

E si: voglio la mia famiglia che sono stanca di affrontare la vita da sola.
E ancora: vorrei cucinare molto di più. Matemizzando la cosa, vorrei dedicare alle mie ricette il 70% del mio tempo.

E poi: poi vorrei un abito di Valentino e non vale dirmi che me lo regali se mi sposo: mi piace anche il tuo abito di Valli che hai nell'armadio e magari visto che ho dimenticato il pigiama potrei usarlo come camicia da notte.


La mattina dopo poi ti svegli e ci sono quelle nuvole di ovatta che ti avvolgono e Londra deve essere solo così: bigia.. e queste nuvole che ti fanno sembrare dentro a zucchero filato e le donne anziane hanno foulard a fiori in testa e capelli bianchi da sembrare luce meteoritica perfetta e ci sono spazzacamini e personaggi buffi che sembrano essere usciti da film di mary poppins o harry potter.

E poi quel vento che scuote gli alberi del parco di fronte a noi e sembra di essere in un bosco di aperta campagna dove i problemi sono gocce di umidità e rugiada che evaporano all'alba e mentre bevi il tuo tè guardi fuori, i piedi sono nudi sul legno grezzo, pensi bello lo smalto così rosso, per fortuna ho portato la k-way, e la mia frangia non sta liscia, però forse è carina, fa più sexy, forse gli uomini mi guardano di più, ma non sono io, non credo di essere io, non so sono confusa di frangia, sono randomica, come vorrei finestre così grandi in casa a Milano, e se facessi una follia e cambiassi il mio volo di ritorno e lo indirizzassi a Ibiza, e le mie gambe sono meno abbronzate, e vorrei un segugio e forse un labrador però anche un micio e anche quel camino lì, che quando arriva Natale lo addobbo, e ora mi devo vestire che  usciamo.

E dopodichè esci e vai a Portobello: cammini con un'amica con la quale ti sei sempre scritta e finalmente quando ti abbracci ti sembra di conoscerla da una vita, e tutto ti sembra così pazzesco, forse le pazze siamo veramente noi, ma è un flusso di coscienza ininterrotto davanti a un chai latte e uno yogurt con granola e fuori ha ripreso a piovere e il tempo vola ma noi ci ascoltiamo la vita, gli amori, e i battiti del cuore che raccontano di quei famosi attimi in cui siamo felici, che tu sei con me e io come te, che la felicità è a un passo ma ci sembra quasi di non meritarla mai e allora ce la complichiamo questa vita ma va bene così perchè poi abbiamo sempre la forza di rimettere ogni filo a posto, e tutto va bene, panta rei, ma ti prego vieni a milano presto che mi manchi già, e facciamoci 10 selfie che magari una bella viene e sono a dieta ma no tu a dieta no sei perfetta io devo stare a stecchetto ma va tu con quelle gambe e così.

Così scivoliamo tra affetto e qualche cappello buffo preso da una bancherella, tra persone che camminano e vite che si incrociano in una strada di Londra in un sabato qualunque e due amiche che costruiscono un rapporto di sorellanza è una magia, ma solo noi ce ne accorgiamo.




Così arriva il pomeriggio e con la zia si va al Frieze: questo weekend sono io la nipote e mi faccio coccolare e mi faccio pure prendere la borsa con scritto Frieze mi rinfresco la mente dopo un mese passato a vedere solo abiti.

E camminiamo tra Mirò, Hirst, Schnabel e Koons che convivono pacificamente e arricchiscono il mio scenario e io mi perdo tra queste bellezze e sono confusa che non so da che parte guardare e allora beviamoci un tè guardando Regent Park e che fortuna che avete voi londinesi ad avere polmoni verdi che regalano ossigeno mentre meno te lo aspetti.

E allora è tè caldo seduti fuori sulle panchine immerse nel colore d'autunno arancio stemperato di giallo e mi metto il cappello e spicciamoci che ci aspetta ancora tutta la seconda parte al Masters.

E mi piace  così tanto qui da illudermi di essere al sicuro lì, tra storie e vite di personaggi meravigliosi che hanno trasposto emozioni su tela usando tutti i colori del mondo.











Ecco, così che queste 24 ore stanno finendo.

Si cammina nel parco co la luna così piena e così vicina da sembrare un film di Woody Allen: la zia che sospira alla nipote vorrei vederti magari sposata che lui stesse sempre con te, e allora sembra una canzone di Jovanotti dal retrogusto di caramella di zucchero alla fragola, che appiccica le mani ma che da bambine adoravamo ed era proprio lei a regalarcele, questa zia così nostalgicamente hippie e guardandola capisci da chi hai preso l'essere così fottutamente naive.

Stiamo a casa questa sera: un divano morbido, una coperta, cucino io il mio risotto, che fa casa, che sarebbe bello se i nonni fossero qui, che hai le ortensie fresche e le finestre enormi e allora mettiamoci al caldo ad ascoltare il vento che soffia fuori.

E allora ci fermiamo da Planet Organic a fare la spesa e compriamo anche dessert gluten free , proviamo olii per la faccia, mi imbambolo a guardare zucche così arancioni da fare invidia alla palette di Hermes .

Un film bello, di quelli che ti incollano allo schermo.

Litri di tisana dopo, qualche bicchiere di vino, un paio di sigarette, che io nemmeno fumo ma certe sere si,  una candela alla vaniglia che qualche ufficio stampa le ha regalato, la sua Chanel lasciata sbadatamente sul tavolo da caffè e il mini panettoncino per celiaci che qui siamo in Inghilterra ed è tutto buono, anche i dolci senza glutine.

Ho voglia di correre ad Hyde Park domani, ho voglia di correre come non ho mai corso, dimenticandomi un po' di tutto, ingannando lo spazio temporale della memoria a breve termine.

Il mattino dopo l'aereoporto e nemmeno te ne accorgi: sembri appena arrivata e per un momento ho desiderato fermarmi lì,  in questo spazio delineato da una Manica di oceano che mi separa dai problemi e io non voglio lasciare un momento di serenità appena trovato.

E così quindi: in attesa di nuovo di tornare verso casa, il volo è in ritardo e io cerco un posto per bermi in pace il mio pumpkin spice latte e mangiarmi il mio porridge e così Starbucks del terminal 5, alle 10.30 am mi travolge con un po' di serendipità e mi regala il souvenir più bello.

" Hi, sorry is this free?"
"Oh yes please have a sit"

E' un attimo, lui ha la carnagione di burro, è scozzese e il suo accento mi fa sorridere.
Ha un naso bello, mani grandi e gesticola quando sorride e chiacchiera.

Guardiamo aerei che passano e ci raccontiamo di questa Vita, che lui lavora in Angola, si chiama Paul e ama viaggiare per il mondo.

Che è stato a Milano a sentire Nutini e a Lucca ad ascoltare una band di cui ho fatto finta di conoscere il nome.
Che uno dei suo colleghi, nella base petrolifera laggiù, è cinese e l'altra sera ha mangiato i dumplings migliori del mondo, ed è strano che io abbia appena nominato la mia voglia di imparare a farli.

Che nelle sue spiagge, in Scozia, fanno una zuppa di latte e pesce bianco affumicato che è da perderci il senno e che magari mi manda la ricetta della sua mamma.
Magari.

Voli in ritardo, il goodbye viene procrastinato e si parla ancora: di aerei persi, lavori svolti, opportunità mancate, di Parigi e sogni colti e poi realizzati.

Poi arriva il momento dell'arrivederci, è stato bello.

E lo è stato veramente bello, la mente si è aperta verso scenari impensati, due vite si sono incrociate per gioco, per caso, per destino, chè niente avviene per caso nella vita.

E così: ecco il mio volo.

Torno a casa, mi aspetta il cambio degli armadi, il lavoro, e nel cuore ho la gioia, pura vida, di speranza che magari, prima o poi, in un altro aereoporto, incrocerò di nuovo Paul, e allora ci racconteremo di una ragazza dallo smalto rosso, con la frangia riccia e il porridge in mano, e di un ragazzo dall'accento sincero che l'ha fatta sorridere senza un perché, una domenica di pioggia  inglese.

E io cucino un risotto di porri e funghi, e ci bevo sopra un vino rosso che assopisce, tranquillizza e avvolge con il suo gusto dal palato avvolgente.





Risotto con porri, scampi e funghi al profumo di curry e curcuma con riccioli di lime

Riso Carnaroli
funghi porcini qb
2 porri tagliati grossolanamente
Olio EVO
Burro
Scampi ( 1 per persona)
brodo vegetale
mezza cipolla
Burro qb
lime o limone per decorare da coltivazione biologica
1 bicchiere di vino bianco o champagne
Curry Bolliwood

Fate un soffritto con la cipolla e l'olio. Dopo circa 4 minuti, quando la cipolla sarà leggermente appassita, fate tostare il riso e aggiungete il bicchiere di vino.
Aggiungere il brodo a copertura, i porri, e i funghi.
Far cuocere avendo premura di non lasciarlo mai asciugare troppo, versando il brodo qb.
Aggiungere circa 3 cucchiai di curry e lasciare cuocere.
Prima della fine, quando mancheranno circa tre minuti, aggiungere il burro e mantecare.
Al momento di servire, decorate con uno scampo che avrete nel frattempo cotto a vapore, oppure, per una versione più golosa, lasciato rosolare in padella con burro chiarificato leggermente salato e aromi vari.
Con un pela patate tagliare la buccia del lime e creare dei riccioli a decorazione.



venerdì 18 ottobre 2013

You can call me queen Bee and baby I'll rule. L'amore ai tempi di Whatzup. From marieclaire.it with love

Oh.


Ed ora parlo un po', così per raccontare le avventure di noi che crediamo che l'Amore sia qualcosa di esclusivo, la costruzione di una squadra indissolubile che magari qualche battaglia la perde pure, ma che poi arriva al Gran Finale tenendosi per mano e correndo sorridente tra vallate di fiori e petali che cadono dal cielo - piovono baci, per intenderci.

Che per l'appunto, il Gran Finale è solo l'inizio di mille nuove avventure insieme.
Che ci si sceglie quotidianamente, anche quando il morning breath ha lo stesso profumo di una grotta piena di pipistrelli.

Che pensa che esistano sempre quei baci che strappano le budella e le trasformano in farfalle.

Che gli abbracci sono lenti e sicuri e il sesso è un far l'Amore abbandonando ogni inibizione per ritrovarsi nel piacere dell'altro.
Che non importa alla fine quel che si mangia perché le cene sono occhi negli occhi e l'unica cosa di cui non si ha fame sono le belle parole e le belle labbra dell'altro.
Che il weekend esiste solo per stare nel letto a guardare partite di calcio, telefilm scemi e attorcigliare le gambe sotto le coperte.

Eh si perché in questo anno in cui il mio cuore si è un po' spezzato ed è stato rammendato così, alla buona con qualche cerotto qua e là, ci sono stati i famosi "face palm" - parecchi - e anche qualche walk of shame, la mattina dopo, tra rimmel sbavati e abiti della sera prima.

E in tutto questo vagare - perché noi ci ricordiamo bene che non tutti quelli che vagano sono persi-  sono stata affiancata da meravigliosi ragazzi incrociati su una strada intarsiata di viaggi, chiffon e buon vino.


Qualcuno ha lasciato più segni rispetto ad altri, uno più di tutti ha regalato di nuovo quelle belle emozioni che si pensavano perse sulla via di Damasco, laddove si credeva fosse quasi impossibile provare ancora qualcosa, quindi uao, ed altri ancora hanno lasciato solo qualche numero di telefono stropicciato e mai usato.

E c'è un intero campionario di  modi, usanze, riti e costumi in tutto questo girovagare di whatzup, messaggi e email.

Io mi chiedo: ma dove, dove, dove sono finiti quei fantastici uomini con la barba che ti tengono al telefono ore, e che soprattutto non parlano per interposta persona, dove l'interposta persona è un aggeggio elettronico dipendente da aggiornamenti IOS e wifi?

Che ti mandano fiori veri, profumati, e non un'e-card che quando apri vorresti immergerti nella candeggina per tornare al tuo blush verde Milano, perché in un secondo la musichetta metallica parte in maniera assordante dalle casse del portatile e tutto l'ufficio si volta guardandoti?

Quegli uomini che non hanno bisogno di mettersi un golfino azzurro di cachemire per dimostrare di essere loro i veri principi azzurri e non una trasfigurazione dell'ultima campagna pubblicitaria di Ralph Lauren?

Io ho stilato un elenco di casi umani, e nel frattempo  continuo a sperare che Mister Right mi bussi letteralmente alla porta o che, come un pop up di una di quelle pubblicità che non cerchi ma che quando trovi rimani fidelizzata a vita, si materializzi in forma di email o whatzup sui ventimila aggeggi tecnologici che ormai abbiamo a disposizione.

Quindi ecco, e che nessuno se la prenda a male ma che capisca che a noi i whatzup piacciono tanto ma che preferiamo le chiacchierate infinite occhi negli occhi, quelle che non ti accorgi che il ristorante sta per chiudere e siamo rimasti solo noi.
Quegli uomini che quando ti baciano, baciano lenti, mordicchiandoti le labbra e facendoti tremare tutta.
Amiamo quegli uomini che quando arriva il conto nemmeno ti fanno accorgere che l'hanno già pagato.
Che per loro sei una principessa e prescindere, anche se sei in tuta e con i capelli stropicciati da una giornata di chignon e capelli aggrovigliati da pensieri e lavori.
Che ti dicono ehy, ci sono qui io, non temere nulla. Anzi ra magari ti massaggio un po' i piedi.
( a me basterebbe anche solo che fossero così pazienti da spostare le scarpe dall'ingressosenza mugugnare perchè io le abbandono sempre lì, all'entrata...)

(ogni riferimento a fatti, cose e persone è ovviamente da intendersi come puramente casuale)


  1. Prototipo #1: colui che flirta senza pietà appena ti vede al mattino, ti manda messaggi per condividere dolci appena sfornati, ma poi quando tu osi rispondere facendo trapelare un minimo di entusiasmo, eccoli lì, che fanno bruciare la coda di paglia tenendo a puntualizzare che sia mai, loro sono persone fedeli e fidanzati, quindi sia mai. Anzi, invitano anche a cercare un buon dottore, sottolineando che in giro pare ce ne siano tanti - e mi viene da aggiungere, ti prego caro prototipo #1, frequentane uno bravo abbastanza subito.
  2. Prototipo #2: tendenzialmente più giovane di noi, lui  è libero di spirito e magari pratica anche  surf e forse si è perso nella ricerca della sua anima in qualche posto esotico come l'India, però stare con noi gli piace e allora perché definirci? Perché limitare il  rapporto a un doppio, quando il fenomeno è bravo nelle triplette? Riempie il nostro smartphone di whatzup, chiamate furtive, giorni infrasettimanali passati tra abbracci, baci che lasciano senza fiato ma no...Sia mai: siamo gente moderna noi, non ci definiamo, non dobbiamo cadere nella trappola della definizione. Contorniamo e basta. e per lui è esattamente quello che siamo: contorni. Scusate ma io non mi sento tanto una carota, quanto piuttosto un soufflè o una meringata o ancora un piatto di tagliatelle...ma limitare la nostra anima gipsy a un contorno anche no.
  3. Prototipo #3: che di solito è la logica conseguenza del prototipo #2. Ovvero "sei la donna della mia vita, ma good things take time". No ciccio, lascia che ti spieghi una cosa. Tiziano, un po', ci aveva ragione: l'amore è semplice e quando parte travolge. Possono esserci ostacoli, ma rientro ancora in quelle stupide donnette romantiche che credono che Amor vincit omnia. Che pensano che l'Amore debba e possa bastare. Che siamo pronte a seguirti ovunque, anche a costo di rendere gourmandise piatti di patate e riso per mesi per risparmiare per la tua nuova tavola da surf. Ma non ci pigliare in giro. Ecco questo proprio no. Ti diamo tutto e tutte noi, senza esclusione di colpi ed a ogni costo. Ma che indietro ti prego ci arrivi quell'Amore meraviglioso che lascia senza fiato. Se così ,  è uno scambio di cui possiamo fare sinceramente a meno.
  4. Prototipo #4. Qui è facile. Appena gli ex sanno che ti molli, ricompaiono in massa giurandoti di non averti mai dimenticata, che se da una certezza devi ripartire, puoi contare sul fatto che loro non ti hanno mai dimenticata, che tu sei la donna che vogliono sposare, che sono stati idioti ed ora l'hanno capito. E allora seguono settimane di corteggiamento serrato: e in quelle settimane tu capisci il perchè non aveva funzionato prima. E allora siamo più veloci a correre di quando sappiamo che Antonia Milano mette tutto in saldo al 50%.
  5. Prototipo #5: il colpo di fulmine.Quello che, come massima esplosione di dolcezza ti confida che da quando ti ha posato gli occhi su di te, non fa altro che pensarti in situazioni oscene e che riempie di questa immagine ogni angolo di pensiero che rimane libero dall'esaltazione mera del suo ego e..l'esaltazione mera dell'altra parte del suo ego. Mmm. Del tipo: giochiamo che sono io che conduco il gioco e sei tu quella che segue, perché io sono famoso e sono bello e tutte mi stanno dietro. Non sai, ci sono donne che pagherebbero per essere al tuo posto. E allora noi, fanciulle delicate dalle gote pallide rispondiamo all'unisono: "please be my guest, cedo volentieri questo siffatto onore".
  6. Prototipo #7: l'amico di sempre. Che io ti voglio troppo bene, che è meglio che non succeda nulla, che si fa discorsi da solo e poi però finisce con baciarti con passione. Che sempre ci sarà ma che forse è meglio che rimanga confidente prezioso, che altrimenti a chi raccontiamo tutti i problemi con questi bei maschietti e soprattutto da chi riceviamo i disillusi commenti che ci fanno poi rinsavire?
  7. Prototipo #7: questo è il migliore. Il pazzo. Quello che è convinto che tu sia innamorata follemente di lui e allora si arrabbia tantissimo quando in realtà gli fai notare che forse no. Non è proprio così.Ma tanto il loro ego è così sovra esposto da continuare a crederlo anche dopo che gli è stato categoricamente espresso che non sono esattamente la nostra cup of tea. Non abbiate timori: non li perderete mai perché in tutto questo parlare, gli unici veramente innamorati di noi, sono proprio loro.
  8. Prototipo #8. quelli che ti aggiungono a Facebook e cominciano a stalkerizzarti lì, controllando le ore di connessione, e facendoti sentile un'osservata speciale.Esiste un unico rimedio: il blocco della privacy. Ma tranquille...si apriranno un profilo falso per stalkerizzarvi meglio.
  9. Prototipo #9. Oh, quelli che magari mirano e ammirano ogni tua foto, ma che se nell'album suddetto incontrano più di 4 foto in cui tu abbracci una nana di 4 anni o un nano di sei mesi...oh: come corrono. Corrono perché vuol dire che tu ami i bambini e sia mai che tu ne voglia fare uno con loro. Per carità. Promettono amore e fedeltà a iosa, come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma non parlate di costruire nemmeno un secondo...che solo l'immagine di un essere non maggiorenne, a meno che l'essere non rientri nella fascia 16-18 anni e abbia capelli biondi e corpo simile alla pubblicità degli slip Roberta, ecco...run baby run. Ma guess what? Noi scappiamo più veloci da tipi così. Che gli occhi al mattino sono sempre impastati di mascara, ma non siamo cieche e la visione è chiara.
  10. Prototipo #10. Il peggiore. Quello che ti fa credere che sia tutto possibile, che in realtà loro sono coloro i quali faranno la differenza. Che scrivono, mandano sms di buongiorno, sono presenti, in facciata sono perfetti, quasi da far conoscere a papà e mammà. Ma poi, dall'oggi al domani, letteralmente come fulmini a ciel sereno o come pioggia con il sole, improvvisamente, scompaiono. E tu ti mortifichi, leggi e rileggi la cronologia di email e conversazioni via iphone fino a perdere le ultime diottrie, passi in rassegna ogni bar di città per incrociarli, con amiche che ti fanno da spalla e sperano anche loro di trovarlo - ma per azzopparlo - e quando finalmente giungi alla conclusione che è lui il pazzo meteoropatico umorale, voilà che riappare. Scusandosi che "sai è un momento difficile" e adducendo scuse di una banalità da tipico face palm, a risentirle il giorno dopo con il registratore che doveva essere puntualmente infilato in borsetta insieme al rossetto e al correttore. Ma comunque, per l'appunto: il giorno dopo, quando ti svegli al mattino in un letto troppo grande e troppo solitario rispetto a qualche ora prima...Quindi troppo tardi rispetto alla forza inversamente proporzionale che dovremmo avere nel momento in cui riappaiono vestiti solo della banalità di queste appena citate scuse per mandarli a stendere 
E così insomma.
Però che dire di altro?
Che questi uomini sono fantastici  e che sono un po' il nostro yang, che ci completano appena si trova la perfetta metà che coincide, che ci stupiscono con gesti folli e ci fanno innamorare con il loro essere così teneramente imbranati.

E noi, che grazie al cielo abbiamo amiche così meravigliose che ci rimettono sempre in piedi e ci raccolgono con cucchiaini e bottiglie di vino pregiate, vogliamo continuare a credere, a fidarci e a lucidare i fantastici argenti di Christofle che le mamme ci hanno conservato come la migliore delle doti, che tanto prima o poi arriverà il tempo di servire alle nostre suocere il tè con le madeleines.

Nel frattempo, questi tè li beviamo con quelle sorelle che sanno come trasformare giornate di pioggia in caldi pomeriggi intorno a un tavolo, dove si comincia sorseggiando cioccolate e si finisce bevendo mojito, otto ore dopo, e senza nemmeno accorgersene.

A noi quindi, che crediamo e sempre crederemo in voi.

A voi che alla fine i nostri baci non vi bastano mai.

E ai futuri uomini che saranno con noi, che vi prego trovateci presto e lasciateci travolgere la vostra vita con il nostro essere totalmente bizzarre.




Madeleines al tè bianco 

Nel carrello della spesa

QB di trito di tè bianco Christofle per Mariage Freres
150 gr di farina 00 setacciata
125 gr di burro ammorbidito
150 gr di zucchero
2 uova grandi
2 cucchiai di latte
1 cucchiaino di lievito chimico
vaniglia ( di quella buona però!)

Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso .
Aggiungete progressivamente la farina e il lievito, poi unite il latte e il burro ammorbidito.
A questo punto aggiungete la vaniglia e il trito di tè bianco- deve essere ridotto a polvere con un robot da cucina.
Mettete l'impasto in frigorifero per almeno 40 minuti.
Nel frattempo preriscaldate il forno a 230°C.
Versate poi un cucchiaio di impasto in ogni alveolo, e un lampone in ogni cucchiaio e infornate a 220°C per i primi 4 minuti. Poi abbasstae la temperatura a 180°C per altri sei minuti.








oggi mi trovate qui

martedì 15 ottobre 2013

Gipsy loves funky mamas. Agata, Caterina e Antonio.

Metti una sera a cena.


Metti Gipsy e accompagnala a fantastiche donne, così funky da strappare il fiato, così belle da lasciare sospesi e così grandi che il cielo sembra piccolo al confronto.

Metti un nuovo progetto dove la condivisione fa da protagonista all'inno di share is love.

Aggiungici sorrisi, ricette, buon cibo, di quello che non solo fa tintillare le papille gustative ma cura anima e pensieri e parole.

Questa prima puntata ci vede con Caterina, Agata e il nuovo acquisto della squadra, il bell'Antonio.

Ed allora eccoci in una cucina con luci soffuse, un forno sempre acceso, tutù di tulle e orsi sparsi e diffusi.
Ecco  due amiche che si vogliono così bene da riuscire a diventare sorelle solo con lo scambio di uno sguardo.

Adesso mischia tutto con un buon vino, ingredienti di prima qualità, e un pizzico di amore.
E il menù per la perfetta cena autunnale è servito.

Pronto nel giusto tempo che intervalla chiacchiere di qualità e la necessità di cucinare qualcosa di sano, ma sopratutto amorevole.


Le polpette di Caterina


1/2 kilo di erbette 350 grammi di ricotta di pecora qualche foglia di basilico 50 grammi di parmigiano pangrattato quanto basta per rendere l'impasto denso
Aceto balsamico stravecchi di peck olio allo zenzero di peck
Zucchine grigliate
- 2 zucchine verdi - sale - olio - timo
L'Incanto melino di Agata
- 4 mele renette - cannella in polvere miele

Tutto in forno per circa 15 minuti.



Oggi ci trovate qui